Privacy Policy Luglio 2011 - Micomedicina

La micologia

 

Micologia
La
micologia è una branca delle scienze naturali che si occupa dello studio dei funghi. Il termine deriva dalle parole greche per fungo (múkes, μύκης) e studio (lógos, λόγος) Il campo di studio della micologia è l’intero regno dei funghi: dai macromiceti, che possono raggiungere ragguardevoli dimensioni, ai micromiceti, molto più numerosi dei primi ed infinitamente più piccoli. Si tratta di una scienza in continua evoluzione, data la particolare collocazione dei funghi come esseri viventi (sono organismi con caratteristiche sia degli animaliche dei vegetali).

Storia
Il regno dei funghi è sempre stato oggetto d’interesse da parte degli uomini, che spesso li associavano ad eventi magici o soprannaturali, non riuscendo a comprendere la loro natura. Fu solo dal XVI e XVII secolo che si cominciò ad analizzare in modo scientifico la floramicologica, ed è in questo periodo che si colloca la nascita della micologia come scienza.Fra i primi a suddividere sistematicamente le specie fungine fu Charles de l’Écluse, conosciuto con il nome latino di Carolus Clusius, che stabilì le divisioni fra lamellosi (eg. Agaricus), porosi(eg. Boletus) ed echinati, ovvero con l’imenio ad aculei.Nel 1729 Pier Antonio Micheli scopre che la riproduzione dei funghi avviene attraverso le spore. Quasi un secolo dopo, nel 1837, Joseph Henry Lévillé descrive per primo i basidi.Pietre miliari della micologia sono le tavole di Pierre Bulliard, pubblicate fra il 1791 ed il 1793, la Symposys Metodica Fungorum pubblicata nel 1805 da Christian Persoon. Si tratta di opere importanti, ma nessuna di queste tratta a fondo la questione della classificazione sistematica deifunghi.Bisognerà aspettare le pubblicazioni di Elias Magnus Fries, considerato il padre della micologia moderna. Egli nel 1821 pubblica il Sistema Mycologicum, nel 1828 l’ Elenchus Fungorum e nel 1874 l’ Imenomycetes Europei, descrivendo in questi volumi circa tremila specie diverse di funghi. L’opera del Fries sarà portata avanti ed ampliata dal francese Lucien Quélet.Più recentemente, sono notevoli le pubblicazioni Sylloge Fungorum Omnium Hucusque Cognitorum di Pier Andrea Saccardo e l’imponente Iconographia Mycologica in ventiquattro volumi, opera di Monsignor Giacomo Bresadola.



 

Il selenio aiuta a prevenire il cancro

Il selenio aiuta a prevenire il cancro, ma dipende dalla composizione

Scritto da Redazione il 17.03.2011

Il selenio può aiutare a combattere il cancro. Anzi, no. Da un po’ di tempo questa materia è fonte di interesse a colpi di ricerche contrastanti da parte degli scienziati. Ma le polemiche se questa sostanza, assunta attraverso integratori alimentari che promettono miracoli ma anche attraverso le famose patate al selenio, con le noci e così via, possa combattere il cancro negli esseri umani oppure no potrebbero ora essere arrivate ad una svolta. Una ricerca infatti sembra suggerire che non tutto il “selenio” è uguale.

I ricercatori hanno scoperto che un tipo di integratore di selenio può produrre una sostanza che aiuta a prevenire il cancro in maniera più efficiente di un’altra forma di selenio. Il loro studio apparirà sulla rivista Biochemistry.

Hugh Harris e colleghi hanno preso ad esempio due ricerche sull’efficacia del selenio nella prevenzione del cancro svolte tempo fa. La prima era uno studio sugli esseri umani chiamato Nutritional Prevention of Cancer, che ha dimostrato che il selenio riduce il rischio di cancro.

Ma un successivo studio chiamato Selenium and Vitamin E Cancer Prevention Trial non ha mostrato alcun beneficio. Una delle principali differenze tra gli studi è stata la forma di selenio utilizzata. Per sapere se i diversi tipi di selenio hanno differenti proprietà chemiopreventive, i ricercatori hanno studiato come le due forme sono state trasformate nelle cellule cancerose nei tumori al polmone.

I ricercatori hanno scoperto che uno dei die tipi di selenio (MeSeCys) ha ucciso più cellule di cancro al polmone rispetto all’altro tipo (SeMet). Inoltre, le cellule tumorali del polmone trattate con il selenio MeSeCys lo hanno utilizzato in modo diverso rispetto alle cellule trattate con il SeMet. Queste scoperte potrebbero spiegare perché gli studi sui benefici per la salute da parte del selenio a volte hanno risultati contrastanti.

Elettricità dalle fogne grazie a nanotecnologie e batteri

Elettricità dalle fogne grazie a nanotecnologie e batteri

Scritto da Redazione il 22.07.2010

 

Colonia di batteri – i batteri possono produrre elettroni e ripulire le acque fognarie

USA – Gli ingegneri della Oregon State University hanno compiuto significativi progressi nella produzione di energia elettrica dai liquami fognari, usando un nuovo rivestimento per gli anodi di una cella elettrolitica (una pila, ndr.) che usa l’attività batterica per produrre energia elettrica. I risultati mostrano un miglioramento di 20 volte rispetto alle tecniche precedenti, ottenuto grazie a tecniche di nanotecnologia.

La ricerca, pubblicata sulla rivista in lingua inglese Biosensors and Bioelectronics, permetterà di ripulire le acque di scarico e allo stesso tempo di produrre energia elettrica – una promettente innovazione nel trattamento delle acque e nel campo delle energia alternative.

Gli ingegneri hanno scoperto che ricoprendo gli anodi di grafite con uno strato di nanoparticelle di oro, la produzione di elettricità di moltiplica per 20. La copertura con il palladio, un altro metallo, produce un aumento ma non così accentuato. La sfida, adesso, è quella di ottenere un buon risultato con un sottile strato di ferro – che ridurrebbe di molto i costi degli anodi e con l’uso di particolari famiglie di batteri.

“Questo è un importate passo verso il nostro obbiettivo,” ha detto Frank Chaplen, professore associato in Ingegneria biologica ed ecologica. “Dobbiamo ancora ottenere dei miglioramenti nella progettazione della camera catodica e comprendere meglio l’interazione con differenti specie di batteri. Ma il nuovo approccio sta evidentemente producendo più elettricità”.

La tecnologia funziona più o meno come una batteria che alimenta un circuito di corrente continua, con un polo positivo, un polo negativo ed una differenza di potenziale, che produce una corrente elettrica, cioè un movimento di elettroni dal polo negativo verso il polo positivo. In questa tecnologia i batteri presenti nelle acque fognarie sono messi nella parte corrispondente all’anodo della batteria, dove formano un sottile film, riproducendosi e consumando nutrienti – un processo che comporta il rilascio di elettroni. In questo caso le acque nere fungono da vero e proprio combustibile per la produzione elettrica.

Tumore alla prostata

Tumore alla prostata, nel succo di melograno sostanze che inibiscono le metastasi

Scritto da Redazione il 14.12.2010

 

Manuela Martins-Green è professore di biologiacellulare presso l’Università di Califronia Riverside

RIVERSIDE, California – I ricercatori della Università di California, Riverside hanno identificato alcuni componenti del succo di melograno che inibiscono il movimento delle cellule tumorali e indeboliscono la ricezione di un segnale chimico che favorisce la metastasi del cancro alla prostata nelle ossa (e nel midollo). La ricerca potrebbe portare a nuove terapie per prevenire le metastasi del cancro.

Eseguita nel laboratorio di Manuela Martins-Green, professore di biologia cellulare, la ricerca è stata presentata il 12 Dicembre 2010 in occasione della 50sima riunione annuale della American Society for Cell Biology che si svolge a Philadelphia.

Il cancro della prostata è la seconda causa di decessi per cancro negli uomini negli Stati Uniti. Ad oggi, non esiste una cura per essa. Se il cancro alla prostata si ripresenta dopo trattamenti di chirurgia e/o radioterapia, di solito il trattamento successivo è la soppressione del testosterone, ormone maschile, che inibisce la crescita delle cellule tumorali, in quanto hanno bisogno di questo ormone per crescere. Ma col tempo, il cancro sviluppa modalità per resistere alle terapie di soppressione ormonale, diventa molto aggressivo, e le metastasi arrivano fino al midollo osseo, ai polmoni e ai linfonodi, di solito con conseguente morte del paziente.

Il laboratorio della Martins-Green ha applicato succo di melograno in laboratorio a cellule cancerose della prostata in vitro, che erano diventate resistenti al testosterone (più resistente diventa una cellula cancerosa nei confronti del testosterone, più probabile diventa la formazione di metastasi).

I ricercatori – Martins-Green, lo studente laureato Lei Wang e gli studenti Andre Alcon e Jeffrey Ho – hanno scoperto che le cellule tumorali trattate con succo di melograno che non erano morte dopo il trattamento hanno mostrato un aumento di adesione cellulare (il che significa un minor numero di cellule  che si allontanavano) e una diminuzione della migrazione cellulare.

Successivamente, i ricercatori hanno identificato i seguenti gruppi di ingredienti attivi nel succo di melograno, che hanno avuto un impatto molecolare sull’adesione cellulare e sulla migrazione delle cellule metastatiche del cancro della prostata: fenilpropanoidi, acidi idrobenzoici, flavoni e acidi grassi coniugati.

“Dopo averli identificati, ora possiamo modificare i componenti che inibiscono le metastasi nel succo di melograno per migliorare le loro funzioni e renderli più efficaci nel prevenire le metastasi del cancro alla prostata, portando a terapie farmacologiche più efficaci”, ha detto Martins-Green. “Poiché i geni e le proteine coinvolte nel movimento delle cellule di cancro alla prostata sono essenzialmente gli stessi di quelli coinvolti nel movimento di altri tipi di cellule tumorali, gli stessi componenti modificati del succo potrebbero avere un impatto molto più ampio nel trattamento contro il cancro”.

Martins-Green ha spiegato che una proteina importante prodotta nel midollo osseo induce le cellule tumorali a spostarsi fino alle ossa, dove possono poi formare nuovi tumori.

“Abbiamo dimostrato che il succo di melograno inibisce notevolmente la funzione di questa proteina, e quindi questo succo ha il potenziale per prevenire metastasi delle cellule tumorali della prostata fino alle ossa”, ha aggiunto.

Ora il suo laboratorio ha in programma di fare ulteriori test in un modello in vivo per le metastasi del cancro della prostata, per determinare se gli stessi componenti che lavorano in cellule in coltura possono prevenire le metastasi senza effetti collaterali.

Le diete ad alto contenuto di proteine

Le diete ad alto contenuto di proteine animali aumentano il rischio di mortalità e cancro

Scritto da Redazione il 07.09.2010

Se state pensando di iniziare una dieta a basso contenuto di carboidrati, cercate almeno di inserire la maggior parte di proteine vegetali possibili. Infatti, un recente studio ha stabilito che le diete ad alto contenuto proteico possono aumentare la mortalità e l’incidenza del cancro quando le proteine sono prevalentemente di origine animale.

Non tutte le proteine sono uguali quando si segue una dieta a basso contenuto di carboidrati e ad alto contenuto proteico, come quelle consigliate per perdere peso. Le proteine e i grassi di origine animale sono associati all’aumento  del tasso di mortalità, tra cui un aumento della mortalità cardiovascolare e per cancro, secondo un nuovo studio pubblicato negli Annals of Internal Medicine. Ma le diete a basso contenuto di carboidrati e ad alto contenuto proteico composte principalmente di proteine e grassi a base vegetale sono stati associati con tassi di mortalità complessivi inferiori e tassi più bassi di mortalità cardiovascolare.
Lo studio ha seguito più di 85.000 donne e 44.500 uomini per un periodo di 20-26 anni. Tutti i partecipanti allo studio non presentavano malattie cardiache, cancro o diabete. Per raggiungere la loro conclusione, gli autori dello studio hanno preso come fattori rappresentativi dello stile di vita il fumo, l’esercizio fisico, l’utilizzo di multivitaminici e l’assunzione di alcol. I partecipanti allo studio sono stati tutti operatori sanitari, che hanno compilato questionari sulla loro regolare assunzione di cibo nel lungo periodo di follow-up. Gli autori dello studio riconoscono che, sebbene l’enorme campione di partecipanti sia un punto di forza dello studio, il fatto che fossero tutti professionisti nel campo della sanità è stato un limite, perché non era rappresentativo dell’intera popolazione.

I risultati dello studio hanno confermato una associazione diretta tra l’assunzione di cibo a base animale con basso contenuto di carboidrati e un aumento negli uomini delle morti per cancro, in particolare al colon-retto e per cancro ai polmoni. Associazione che si allinea con gli studi precedenti che hanno confermato un legame tra le carni rosse, carni lavorate, e questi due tipi di cancro. Lo studio ha anche riscontrato che gli uomini e le donne che hanno una dieta a base di proteine di origine animale hanno un più alto BMI e sono più inclini al fumo. Inoltre gli uomini e le donne che mangiano più proteine e grassi di origine vegetale sono più incluni ad un alto consumo di cereali integrali e hanno una maggiore tendenza a consumare alcolici.

“Le proteine che si ottengono da un piatto di riso e fagioli sono le stesse di quelle che si ottengono da uova e bistecche. Semplicemente non prendi tutto ciò che ti fa male,” dice il Dott. Dean Ornish, fondatore e presidente del Preventive Medicine Research Institute, che non è affiliato con questo studio. ”Questa è la dieta che sto consigliando ai pazienti da 30 anni”.

Tofu con verdure. Il tofu è ricavato dalla cagliatura del latte di soia ed è ricco di proteine. Molto usato in oriente, si è ormai diffuso anche nei supermercati italiani

Le persone interessate a mangiare più proteine a base vegetale dovrebbero prendere in considerazione l’aggiunta sulla propria tavola di tofu, fagioli, soia, legumi in genere, semi e frutta secca per la loro dieta. Olio di girasole, olio di oliva (e qui in Italia non è davvero difficile trovarne di buono a buon prezzo, ndr.), olio di colza, olio di soia e olio di arachidi sono anche ottime fonti di grassi vegetali.

“Una dieta a base vegetale – frutta, verdura, cereali integrali, un po’ di pesce, prodotti derivati dalla soia, legumi – non significa dover diventare vegetariani, ma tenere ben in mente che occorrerebbe fare un largo uso di proteine vegetali e solo occasionalmente assumere proteine della carne o comunque di origine animale”, dice Ornish.