Privacy Policy Settembre 2012 - Micomedicina

Un fungo digerisce le resine fenoliche

 

Un fungo digerisce le resine fenoliche

Il fungo è già noto per essere in grado di decomporre anche DDT e PCB

Le resine fenoliche sono comunemente usate sia come adesivi industriali sia per la fabbricazione di oggetti, e in special modo parti della carrozzeria delle automobili. Queste resine sono ottenute da fenolo e formaldeide trattati in condizioni di temperature e pressione elevate in presenza di catalizzatori, e le loro catene molecolari vanno a formare strutture notevolmente intrecciate e difficili da rompere. A differenza di altre plastiche non possono essere rifuse e il loro smaltimento rappresenta un problema. Alcuni ricercatori del Dipartimento di biologia dell’Università del Wisconsin – La Crosse hanno scoperto che il fungo Phanerochaete chrysosporium è in grado di digerire queste resine, finora considerate refrattarie a qualsiasi forma di biodegradazione. Il fungo – chè è già noto per essere in grado di decomporre inquinanti come il DDT, il PCB, il TNT e le diossine, per compiere il suo compito di spazzino della plastica sfrutta un enzima, la ligninasi, che normalmente utilizza per degradare la lignina.

Esso si è però dimostrato attivo anche contro le resine fenoliche, in quanto la loro struttura molecolare ha punti di contatto con quella della lignina. I ricercatori – che hanno pubblicato la loro scoperta sulla rivista on line della American Chemical Society – avvertono però che per l’impiego del fungo a questo tipo di rifiuti è necessario superare ancora vari problemi, fra i quali l’isolamento di queste plastiche dagli altri materiali. Il fungo riciclatore, per esempio, soccombe in presenza di elevati quantitativi di metalli pesanti.

Evolve la vita multicellulare in vitro

 

Evolve vita multicellulare in vitro

Un esperimento ha creato organizzazioni multicellulari stabili di lievito in appena 60 giorni al posto che migliaia di anni

Una trasformazione che ha umpiegato miliardi di anni per accadere in natura, si è verificata in laboratorio in appena 60 giorni.

Sotto pressione artificiale una singola cellula di lievito si è trasformata in una creatura multicellulare. Questo passo cruciale è il motivo per l’evoluzione della vita dai batteri alle alghe, e se questo lavoro non replica la transizione preistorica, può aiutare a scoprire i principi che l’hanno guidata.

“Non ha richiesto una complessità mistica o una serie di cose che le persone hanno ipotizzato -geni speciali, un enrme genoma, condizioni molto innaturali”, ha detto il biologo evoluzionista Michael Travisano dela University of Minnesota.
Nel nuovo studio i ricercatori guidati da Travisano e William Ratcliff hanno cresciuto il comune lievito di birra in una flask con un brodo nutriente.

Una volta al giorno hanno agitato la flask, rimosso i lieviti che si sono depositati sul fondo e li hanno usati per fare nuove culture. Il lievito surnattante, leggero, è stato ignorato, mentre quello che si depositava più facilmente è sopravissuto per riprodursi e moltiplicarsi.

Dopo appena un paio di settimane, singole cellule di lievito hanno abbandonato le loro singole identità per unirsi insieme. Alla fine di due mesi il raggruppamento si è stabilizzato, trasformato in un arrangiamento stabile.

“La multicellularità è l’ultimo stato di cooperazione”, ha detto Travisano, che vuole capire come la cooperazione nasce da organismi competitivi ed egoisti. “Più cellule hanno creato un individuo che coopera per il bene dell’intero gruppo. Qualche volta le cellule hanno rinunciato alla abilità di riprodursi per il bene del vicino.”

L’Articolo scientificoL’articolo su Google
“Experimental evolution of multicellularity.” By William C. Ratcliff, R. Ford Denison, Mark Borrello, and Michael Travisano. Proceedings of the National Academy of Sciences, Jan. 17, 2012.

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Fungo Ogm evita danni ambientali

 

Fungo Ogm evita danni ambientali

 

Grazie a un fungo geneticamente modificato un team di microbiologi russi avrebbe attuato un “lavaggio” non aggressivo di parti metalliche normalmente inserite nei motori di aerei o di navicelle spaziali, evitando così il massiccio impiego di reagenti o decappanti particolarmente pericolosi per l’uomo e per l’ambiente.
Lo si apprende da una pubblicazione dell’Accademia delle scienze russa. “Già nel 2001 – afferma G.N. Dotsenko, coordinatore dello studio – osservando il comportamento di una coltura di Penicillium funiculosum nutrita con grafite, ci si era resi conto che i batteri riuscivano a cibarsi così bene di carbonio da lasciare perfettamente pulito il contenitore in cui agivano. Modificando il fungo per via biotech, ossia focalizzandolo meglio sui diversi composti carboderivati dei quali cibarsi, e applicando lo stesso gel a superfici anche molto ridotte che presentavano significativi residui carboniosi, a distanza di pochi giorni le abbiamo ritrovate completamente scrostate e senza alcun residuo”.

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Termiti coltivatrici di funghi

 

Termiti coltivatrici di funghi

L’agricoltura delle termiti si è sviluppata nell’Africa tropicale

termiteL’agricoltura non è una caratteristica unica degli esseri umani: anche alcuni gruppi di insetti hanno sviluppato questo modo di vivere, per esempio le termiti che coltivano funghi all’interno dei loro nidi. Queste termiti si trovano sia nelle foreste pluviali sia nelle savane tropicali in Africa e in Asia. Ma in uno studio pubblicato sulla rivista “Current Biology”, una combinazione di analisi del DNA e di modelli al computer suggerisce che l’agricoltura delle termiti ha avuto origine nelle foreste pluviali africane e si è poi sviluppata in molte altre specie che vivono oggi in varie parti del Vecchio Mondo.
La relazione fra le termiti e i funghi coltivati costituisce un impressionante esempio di simbiosi: le termiti usano materiale vegetale masticato, come legno ed erba secca, per nutrire i funghi e consentire loro di crescere, mentre il fungo converte a propria volta piante indigeribili in nutrienti che le termiti possono utilizzare. Studi precedenti avevano mostrato che, in passato, si era verificata una singola transizione verso l’agricoltura quando le termiti avevano domesticato un solo tipo di fungo, rappresentato oggi dal genere Termitomyces.
I ricercatori Duur Aanen dell’Università di Copenhagen e Paul Eggleton del Museo di Storia Naturale di Londra hanno studiato 58 colonie di termiti coltivatrici (in rappresentanza di 49 specie) in Senegal, Camerun, Gabon, Kenya, Sud Africa, Madagascar, India, Sri Lanka, Thailandia e Malesia, scoprendo che l’agricoltura delle termiti ha avuto origine nelle foreste pluviali africane. La ricostruzione del loro habitat ancestrale deriva dall’habitat delle specie oggi viventi e dall’analisi della ricostruzione, basata sul DNA, delle relazioni fra le specie.
D. K. Aanen, P. Eggleton, “Fungus-Growing Termites Originated in African Rain Forest”. Current Biology, Volume 15, No. 9, pp. 851-855 (10 maggio 2005).

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Micoeditoriale Settembre 2012

MICOEDITORIALE  SETTEMBRE 2012

Bentornati dalle meritate ferie !  Come va,  tutto bene ?  Spero di si,  io sono stato in giro per gli USA e alla fine devo dire teniamoci le nostre crisi italiche e  la nostra  Europa, al di là dell’oceano è tutto molto più grande, solitario e terribile quando si valuta tutto solo in funzione del guadagno compresa la vita e la dignità della persona. Ma non voglio parlare degli USA, dove, per carità, vi sono anche lati positivi, piuttosto della nostra evoluzione…la Micomedicina. Questa idea un po’ strana, di una medicina che potesse unire  oriente e  occidente,  Medicina Tradizionale Cinese e Steiner,  Agopuntura e Omeopatia, Ayurveda e  Suor Ildegarda Von Bingen,  attraverso  i funghi, non poteva che provenire da un europeo,  l’olismo è unire i simili per curare l’unità dell’uomo in quanto essere dotato di  vita biologica e spirituale e nel quale ogni manifestazione sia essa patologica o fisiologica rappresenti nient’altro che l’espressione di questo dualismo. Ma l’uomo è uno e quindi bisogna avere in mano uno strumento unico, la micomedicina, che riesca a discernere,  secondo il principio simbiotico mutuato dai funghi, se questa espressione  dualistica rappresenti un reale o potenziale squilibrio. Se questo può essere ben compreso in termini biologici  quando si parla  ad esempio di probiotici e di popolazioni batteriche/lieviti intestinali, risulta poco chiaro quando si passa al mentale e meno che mai a quello spirituale. Il Micoeditoriale  di settembre, il mese dei ripensamenti diceva una canzone,  cercherà di fornire qualche spunto di riflessione. E a proposito di pensiero ecco il primo articolo che vi propongo: Dormendo s’impara. Il Prof Stickgold della prestigiosa Harvard Medical School di Boston, afferma che grazie al sonno le esperienze che facciamo di giorno trovano una logica e una spiegazione e vengono scomposte, analizzate e immagazzinate nei ricordi secondo il loro impatto emotivo e servono a costruire le regole generali che ci fanno integrare le nuove esperienze secondo schemi prestabiliti, in parole povere il sonno ci rende  più intelligenti. E questo è anche intuitivo, quand’è che si può riflettere, certamente non di giorno con imput continui visivi, uditivi termotattili etc; quello che è importante è che quella che si riteneva un’attività di riposo svincolata dall’intelligenza ovvero un po’ a ruota libera come sono i sogni, in realtà è ben collegata a quanto avviene di giorno,  la interpreta e la proietta anche nel futuro fornendo regole generali, quindi è un cervello pensante anche di notte e come  detto nell’interpretazione dei sogni di Sigmund  Freud,  essenziale nello sviluppo della nostra esistenza e con capacità di pre-veggenza/visione del futuro. Come la diastole del cuore, il sonno/riposo del cervello, è la raccolta-analisi e preparazione al movimento giornaliero e con la differenza (non da poco !) di poter memorizzare l’esperienza di ogni singola giornata  dando una scala di priorità secondo l’emozione suscitata. Mi piacerebbe approfondire e mi ripropongo in futuro, ma cosa c’entra la Micomedicina in tutto questo? Innanzi tutto si parla di dualismo, di attività (sonno/veglia) in rapporto-equilibrio tra di loro e la Micomedicina nella sfera del mentale, studierà l’alterazione della simbiosi sottesa alle manifestazioni patologiche mentali, attraverso lo studio della qualità del sonno, l’interpretazione dei sogni e  la tecnica dell’ipnosi.

Tornando ai nostri articoli, ecco di nuovo i nostri cari insetti questa volta e anche loro come le formiche sono: Termiti coltivatrici di funghi. Anche questo è un’ esempio straordinario di simbiosi, le termiti africane usano materiale vegetale masticato per crescere i funghi e questi convertono piante indigeribili in nutrienti graditi alle termiti stesse. Addirittura le termiti hanno addomesticato un particolare tipo di fungo che  in loro onore si chiama Termitomyces.

Tempo fa ho pubblicato sul sito un articolo sulle grandi ricerche con i funghi nel campo del Biotech ed ho parlato di bioetanolo della Novozyme e della Plectasina, andate a cercarlo, sempre sulla stessa falsariga l’articolo: Fungo OGM evita danni ambientali ,  nel quale attraverso  il fungo modificato geneticamente, il Penicillium funicosum , scienziati russi sono riusciti a “lavare e scrostare” parti metalliche di motori aerei o navicelle spaziali, senza l’ombra di un residuo dannoso per l’ambiente !!   Altro articolo ambientale è : Fungo digerisce le resine fenoliche,  ed è lo stesso che decompone DDT e PCB, il Phanerochaete chrysosporium, anche in questo caso si utilizza la capacità di decomporre e digerire queste sostanze normalmente utilizzate come adesivi industriali utilizzati anche per assemblare le carrozzerie delle automobili, e che rappresentano un problema di smaltimento per la complessità della struttura molecolare, nel quale il fungo utilizza la ligninasi, un enzima che degrada la lignina, adattandola a degradare il tenace adesivo; e questo la dice lunga sulle capacità di adattamento degli enzimi presenti nel fungo a seconda del substrato che ha a disposizione.

E dopo un articolo di medicina, uno di biologia e due ambientali, non poteva mancare quello di biologia evoluzionistica che  è una delle mie tesi: e se la vita complessa, superando la fase unicellulare, sotto il principio della cooperazione/simbiosi, fosse stata organizzata dai funghi? Nell’articolo  Evolve la vita multicellulare in vitro , partendo da un lievito, una trasformazione (vita multicellulare) che ha impiegato miliardi di anni per accadere in natura, si è verificata in laboratorio in appena 60 giorni. In questo recentissimo articolo (2012), il Prof Travisano della prestigiosa USA National Academy of Sciences, si chiedeva stupìto come mai nasca la cooperazione tra organismi competitivi ed egoisti che rinunciano alla propria individualità per il bene dell’intero gruppo…..forse perché hai utilizzato dei funghi (belin)…. mi verrebbe da suggerirgli !

Buona lettura

Dott Maurizio BAGNATO

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