Privacy Policy VITAMINA D E CANCRO - Micomedicina

VITAMINA D E CANCRO

Il miracolo della vitamina D: che c di vero?


di MARTIN MITTELSTAEDT – 12 marzo 2008 – Traduzione per Disinformazione.it a cura di Stefano Pravato Nellestate del 1974 ai fratelli Garland, Frank e Cedric, venne lidea eretica. I giovani epidemiologi stavano partecipando a una conferenza sui tassi di mortalit per cancro, contea per contea, negli Stati Uniti. Seduti nellaula dellUniversit Johns Hopkins di Baltimora, mentre osservavano le carte geografiche colorate a seconda dei casi di cancro, notarono una suddivisione evidente, maggiormente pronunciata per il cancro al colon. Le contee con i tassi pi elevati erano in rosso; quelle con tassi bassi erano blu. Stranamente, la nazione era divisa in due quasi perfettamente, rosso al nord e blu al sud. Perch, si chiesero, il rischio di morire di cancro era maggiore nel bucolico Maine piuttosto che nella maggiormente inquinata California del Sud? I due giunsero al Johns Hopkins qualche giorno dopo, guidando la propria Mustang da casa loro a San Diego. Frank stava per cominciare gli studi universitari e Cedric il suo primo impiego come professore. Era luglio e il viaggio attraverso lassolato Sud forn loro un idea mentre stavano studiando le carte geografiche del cancro: lesposizione al sole cambia drasticamente a seconda della latitudine. Poteva forse questo spiegare le differenze dei tassi di cancro? La loro ipotesi, sviluppata meticolosamente e pubblicata sei anni dopo nellInternational Journal of Epidemiology, era che la luce solare avesse un potente effetto anti-cancro dovuto al suo ruolo nella produzione di vitamina D nella pelle esposta al sole. Quelli che vivono a latitudini settentrionali, teorizzarono, ricevono meno radiazione solare e producono meno vitamina, fatto che determina laumento del rischio di morire di cancro. Oggi, che la vitamina D presente cos spesso nei media, difficile credere che ci siano voluti decenni perch lipotesi dei fratelli Garland guadagnasse lattenzione della comunit medica convenzionale. Ma i benefici della vitamina D non si limitano alla prevenzione oncologica: esistono studi che hanno stabilito un legame tra la deficienza di questo composto e talune malattie croniche e serie quali la sclerosi multipla, il diabete, le malattie cardiache, linfluenza e la schizofrenia. Cedric Garland, ora professore di medicina preventiva allUniversit di California, San Diego, talmente convinto di questo legame allargato da dire: “Penso che la vitamina D stia per portare a un periodo doro per la medicina.” E non il solo a crederlo. Le ultime ricerche sono cos convincenti che numerosi ricercatori medici credibili e difensori della sanit pubblica, molti dei quali in Canada, hanno cominciato ad assumere dosi ben superiori alle 200/ 600 unit internazionali dose giornaliera raccomandata dal ministero della salute Canadese, a seconda dellet con un limite superiore di 2.000 IU. Il principale ricercatore Canadese sulla vitamina D, il dr. Reinhold Vieth dellUniversit di Toronto, dice che si tracannato 8.000 unit al giorno quattro volte il massimo per anni. Dovremmo tutti fare lo stesso? Il dr. Vieth dice di ritenere assolutamente innocuo quello che sta facendo dopo tutto, la sua quantit giornaliera paragonabile alla vitamina D che un Canadese si produrrebbe naturalmente in una giornata estiva esponendosi al sole. E il dr. Robert Heaney, ricercatore medico alla Universit Creighton di Omaha, dice che il suo collega Canadese non lunico nel suo approccio di super dosi. “Tutti i ricercatori sulla vitamina D, personalmente non ho mai trovato eccezioni, hanno imboccato questa strada convinti dai dati,” dice il dr. Heaney, che lanno scorso ha collaborato a uno studio, riportato nel American Journal of Clinical Nutrition, che ha collegato lintegrazione di vitamina D a una strabiliante riduzione del 60 per cento dellincidenza di cancro in donne di mezza et e anziane. Cedric Garland sostiene che, pi dellinquinamento e di qualche altra causa, alla radice dellepidemia di cancro del mondo Occidentale vi sia linsufficienza dei livelli di vitamina D. Per di pi, se pi persone prendessero integratori, la popolazione delle regioni settentrionali sarebbe pi in salute complessivamente. “Potremo prevenire un insieme molto vasto di malattie con una singola misura, a poco prezzo, virtualmente senza complicazioni,” ci spiega. “Influenzer favorevolmente ogni aspetto della medicina e della salute pubblica.” Troppo bello per essere vero? Sembra quasi inconcepibile che la geografia possa condannare qualcuno a subire malattie mortali che il solo fatto di vivere in una nazione settentrionale, come il Canada, possa essere un rischio per la salute. Lipotesi dei fratelli Garland si scontra anche con lattempata visuale convenzionale che il cancro sia causato principalmente da cattive abitudini di vita, geni cattivi o elementi carcinogeni. Infatti, suggerisce che alcuni tipi di cancro siano meglio descritti come malattie dovute a deficienze nutritive, alla stregua di scorbuto o rachitismo. Di conseguenza, molti esperti sono rimasti scettici, consapevoli che in passato molti integratori ben propagandati spesso non sono sopravissuti al loro sfolgorante avvio. “Il problema con le vitamine che in genere la prova della loro efficacia, per qualsiasi ragione, non riesce mai,” mette in guardia Len Lichtenfeld, vice-direttore sanitario dellAmerican Cancer Society. Il dr. Lichtenfeld dice che le autorit mediche sono rimaste scottate dagli integratori cos spesso che gli piacerebbe vedere una “quantit sostanziale” di ulteriore ricerca prima di convincersi che la vitamina D davvero quello che sembra. Lidea che la luce solare abbia effetti benefici sulla salute contrasta anche col consiglio di evitare lesposizione al sole per ridurre il rischio di cancro alla pelle. Ciononostante, lidea che linsufficienza di vitamina D rivesta un ruolo nel cancro e altre malattie croniche degli adulti continua a guadagnare credito scientifico come teoria plausibile, fruttando nuovo rispetto per questa vitamina a lungo sottostimata. Sebbene abbia inizialmente attirato lattenzione negli anni 20 come cura per il rachitismo (salute delle ossa, non cancro, anche per questo che Health Canada ne raccomanda luso), da allora stata trattata come Rodney Dangerfield (cio ignorata N.d.T.). Nella nostra epoca salutista, stata messa in ombra da integratori quali la vitamina C e il beta carotene. Ma da quando i fratelli Garland hanno fatto ripartire linteresse sulla vitamina D con i loro dati sul cancro al colon, altri studi hanno mostrato che pi di una dozzina di altri cancri, inclusi i grandi killers, seno e prostata, cos come una schiera di altri malanni, sembrano sensibili a insufficienze di questa vitamina. Lidea sottostante alla ricerca semplice: gli Esseri Umani si sono evoluti in un ambiente di piena illuminazione solare, vicino allequatore, e conservano tuttora innumerevoli processi biologici finemente calibrati agli alti livelli di vitamina D che avremmo se ancora adesso stessimo crogiolandoci al caldo sole tropicale per tutto lanno. Ma migrando verso latitudini elevate, dove non presente una forte luce solare durante lautunno e linverno, la maggior parte degli esseri umani ha turbato il proprio metabolismo della vitamina D, creando suscettibilit a indisposizioni croniche che la ricerca sta ora collegando alle insufficienze. La domanda per i Canadesi : se siamo cos a corto di questa cruciale vitamina, non dovremmo prenderne integrazioni? E se lo facciamo, la vitamina D sar la proverbiale pillola magica, capace di guarire gran parte di quello che ci tormenta? Sebbene le linee guida emesse congiuntamente dai governi U.S.A. e Canadese dicano che gli adulti necessitano solo da 200 a 600 IU di vitamina D al giorno, a seconda dellet, le donne della ricerca del dr. Heaney prendevano 1.100 IU al giorno, mentre lui stesso ne prende 1.500 IU al giorno. (Anche se la nomenclatura in unit internazionali pu far sembrare grandi questi numeri, il peso effettivo rappresentato da una singola IU di vitamina D come un granello di polvere, meno di un milionesimo di grammo. La vitamina, agendo come un ormone allinterno della cellula, dispone di un grande effetto biologico pur in quantit minime.) Radicalmente Prudenti La Canadian Cancer Society una delle agenzie per la salute maggiormente caute, ma lo scorso anno divenuta la prima grande organizzazione al mondo a sposare lidea di unintegrazione di vitamina D su larga scala, rivolta a tutta la popolazione per combattere il cancro. E stata avviata raccomandando che gli adulti bianchi prendano fino a 1.000 IU al giorno in autunno e inverno, mentre i non-bianchi per tutto lanno, a causa della loro maggiore suscettibilit allinsufficienza di vitamina D alle latitudini settentrionali. (Il Canada non redige statistiche nazionali di malattie suddivise per razza, pertanto non noto specificamente in qual grado i non-bianchi siano affetti da malanni collegati a bassi livelli di vitamina D.) Poco dopo, la Canadian Pediatric Society ha seguito lesempio, chiedendo alle donne incinte e a quelle che allattavano di prendere 2.000 IU al giorno, con lobiettivo di prevenire le malattie infantili. La decisione della Canadian Cancer Society giunta dopo anni di analisi delle ricerche. La vitamina D “ha continuato a venir fuori. Ha continuato a suonare al campanello fino ad attirare lattenzione,” dice Heather Logan, la responsabile delle politiche di cancer-control della societ. “Non si trattato di uno studio e basta, fine della storia. Ci sono stati studi con ricerche multiple che hanno continuato ad essere pubblicati in riviste peer-reviewed.” Uno studio, pubblicato nella rivista Circulation, ha trovato che una situazione di bassa vitamina D portava un aumento del 62 per cento del rischio di infarto. Un altro, pubblicato negli Archives of Internal Medicine, ha trovato che quelli che prendono integrazioni di vitamina D diminuivano del 7 per cento il rischio di mortalit. Un terzo report, di scienziati presso lo statunitense National Cancer Institute, ha scoperto che, anche se la vitamina D non influenzava il rischio globale di morte per cancro, livelli relativamente alti nel sangue portavano il 72 per cento in meno di probabilit di morte per cancro colonrettale. Altri studi hanno trovato che bassi livelli nel sangue sono un eccellente predittivo di chi svilupper cancro e malattie cardiache e che le persone diagnosticate di cancro durante lestate, ricca di vitamina D, hanno una prognosi migliore di quelli diagnosticati durante linverno. Comunque, non tutti sono convinti. La critiche affermano che la maggioranza delle scoperte come le mappe geografiche del cancro dei fratelli Garland costituiscono solo una prova circostanziale. E quando la Canadian Cancer Society ha chiesto alla American Cancer Society di unirsi a loro nel raccomandare pi vitamina D, questultima ha rifiutato. “Penso sia corretto dire che ne abbiamo discusso e abbiamo concordato di essere in disaccordo su questo punto. La nostra posizione che vogliamo realmente quello che io definisco una prova solida… che ci sia nei fatti una riduzione nella mortalit per cancro senza significativi aumenti di rischio con lintegrazione di vitamina D,” dice il dr. Lichtenfeld. Vuole vedere delle sperimentazioni come quelle dei farmaci per validare i benefici e stabilire i rischi, dice, prima di consigliare a 330 milioni di Americani di cominciare a prendere integratori. Analogamente, John McLaughlin, vice presidente di oncologia preventiva per il Cancer Care Ontario, dice che la ricerca sulla vitamina D troppo esigua a questo punto per raccomandare di prendere dosi pi elevate per prevenire il cancro. Egli rigetta lo studio del dr. Heaney come “parecchio disinformativo” a causa della sua piccola dimensione (circa 450 donne) e perch i soggetti assumevano anche supplementi di calcio, il che potrebbe aver influenzato i risultati. Ma ms. Logan dice che se la Canadian Cancer Society concorda che non ci sia ancora tutta la scienza possibile sulla vitamina D, le prove ad oggi indicano fortemente che anche non agire in base alle implicazioni della ricerca rischioso. I tumori interessati comprendono terribili assassini come quelli al seno, alla prostata e al colon, che uccideranno pi di 10.000 canadesi entro lanno “Non c bisogno di attendere che ogni problema scientifico sia risolto prima di agire,” dice ms. Logan. “Quando c la prova del danno, si dovrebbe intervenire, anche di fronte allincertezza scientifica.” Martin Mittelstaedt D: SOLO FATTI La vitamina D viene misurata negli esami del sangue. Molti Canadesi hanno 40 nanomoli/litro o meno, particolarmente in inverno. Molti ricercatori pensano che i livelli debbano essere almeno il doppio per ridurre il rischio di malattie croniche. La vitamina D si produce quando la pelle esposta reagisce fotochimicamente ai raggi di luce ultravioletta provenienti dal sole. Quasi tutta la vitamina D che circola nei nostri corpi prodotta in questo modo. Una persona tipica di pelle bianca in abbigliamento da bagno al sole estivo di mezzogiorno in Canada produce circa 10.000 IU in un tempo da 15 a 20 minuti. Le persone non-bianche hanno bisogno di un tempo cinque volte maggiore per fare la stessa quantit, perch la melanina nella loro pelle agisce come schermo solare contro i raggi UVB. In autunno e inverno, il sole alle latitudini canadesi troppo debole per produrre vitamina D. Nella pelle, la sintesi della vitamina D accade solo quando lindice UV ha valore tre o maggiore, allincirca il periodo verso mezzogiorno da marzo a ottobre nelle parti meridionali del paese. Una regola spannometrica che se la vostra ombra pi lunga di voi, allora la luce solare non abbastanza intensa. Alcuni dei pochissimi cibi che contengono vitamina D sono: olio di fegato di merluzzo (1.300 IU per cucchiaio); salmone naturale (1.000 IU per pozione); salmone in scatola (250 IU); sardine (600 IU); latte arricchito o succo darancia (100 IU); rosso duovo (25 IU); i funghi shiitake freschi e qualche carne biologica (tracce in entrambi). Molti multivitaminici contengono 400 IU. Pillole e pastiglie nelle confezioni di integratori di vitamina D contengono tipicamente fino a 1.000 IU. Le dosi giornaliere raccomandate da Health Canada, basate principalmente su uno studio del 1997, sono: neonati fino a 12 mesi, 400 IU; et da 1 a 50 anni, 200 IU; da 51 a 70, 400 IU; oltre i 70, 600 IU; con un limite superiore di 2,000 IU. Molti sostenitori della vitamina D asseriscono che Health Canada troppo cauta. La Canadian Cancer Society, per esempio, raccomanda che gli adulti non-bianchi prendano 1.000 IU al giorno per tutto lanno e che i bianchi prendano la stessa quantit almeno in autunno e inverno. La Canadian Pediatric Society raccomanda 2.000 IU al giorno per donne incinte o che allattino. Lintossicazione avviene dopo unesposizione di lungo termine e a dosi massicce, che vanno da 50.000 IU a 150.000 IU al giorno. Effetti quali una demineralizzazione delle ossa possono accadere con dosi giornaliere croniche che eccedano le 10.000 IU. Non stato riferito nessun malessere per dosi al di sotto delle 3.800 IU al giorno. Uno studio in U.S.A. del 2007 ha trovato che il rischio complessivo di cancro in donne era sceso del 60 per cento quando assumevano 1.100 IU di vitamina D al giorno, pi unintegrazione di calcio. Un altro studio ha stimato la dose per dimezzare il rischio di cancro al colon: 1.000 IU al giorno. La quantit stimata per dimezzare il rischio di cancro al seno: 4.000 IU al giorno. I ricercatori dicono che le donne possono aderire alle linee guida di Health Canada e tuttavia raggiungere lo stesso 4.000 IU al giorno assumendo 2.000 IU dalla dieta e da integratori e il resto mediante una modesta esposizione al sole. Ci sono alcune indicazioni che le ragazze possono diminuire il loro futuro rischio di cancro al seno assumendo alti livelli di vitamina D durante i loro anni di teen-agers. Ricercatori statunitensi stimano che linsufficienza di vitamina D provochi fino a 60.000 morti per cancro precoce allanno nel paese, o quasi il 10 per cento del totale della mortalit a causa del male. Se la stessa percentuale si applicasse al Canada, una situazione di bassa vitamina D porterebbe a circa 7.000 morti precoci per cancro allanno. Anche se c rischio di cancro alla pelle derivante da sovraesposizione alla luce ultravioletta, i ricercatori dicono che i benefici di una modica esposizione al sole per prevenire cancri seri, difficilmente curabili, sovrastano quel rischio. Inoltre, dicono, il cancro alla pelle relativamente facile da trattare. Uno studio Finlandese del 2001 ha trovato che i bambini che prendevano 2.000 IU al giorno avevano ridotto dell80 per cento il rischio di diabete giovanile. La forte correlazione tra latitudine e incidenza della Sclerosi Multipla ha condotto i ricercatori a sospettare che il trend sia connesso con i livelli di vitamina D. Negli USA, per esempio, i tassi di SM sono quattro volte maggiori negli stati settentrionali, vicino al confine canadese, rispetto alle parti meridionali del paese. Analogamente, la ricerca Australiana mostra che lincidenza di SM aumenta allaumentare della distanza dallequatore in cui vive la gente. I tassi di incidenza maggiore al mondo si trovano in Nord Europa e in Canada. Il Genio dei Geni Nuove acquisizioni sul funzionamento della ‘pillola magica’ Il ruolo della vitamina D nei carcinomi potrebbe svelare uno dei pi grandi misteri che ancora celano la causa del cancro: perch cos tante persone che sviluppano la malattia non hanno fattori di rischio noti, quali una storia familiare della stessa malattia. La semplice risposta potrebbe essere che la vitamina D interagisce con un numero insolitamente alto di geni, funzionando come un direttore dorchestra che li attiva o disattiva. I ricercatori credono che una deficienza di vitamina conduca a una deficienza delle proteine assemblate sotto la direzione di questi geni, il che pertanto minaccia le principali difese contro malattie apparentemente non correlate come cancro, diabete e sclerosi multipla. John White, che sta studiando le attivit antimicrobiche della vitamina D allUniversit McGill di Montreal, dice che “praticamente ogni cellula ” del corpo umano possiede recettori per la vitamina D e che centinaia di geni differenti potrebbero esserne regolati. Sembra che la maggiore attivit di influenza genetica della vitamina D consista nel mantenere in salute la vasta categoria di cellule note come epitelio, che delimita lesterno dei nostri organi e la superficie delle strutture del nostro corpo. Anche se questi tessuti di rivestimento assommano a solo il 2 per cento del peso del nostro corpo, sono la fonte di circa l85 per cento dei cancri, quelli noti come carcinomi.. Tra questi c il cancro del colon, della prostata, del pancreas e dellutero, assieme al tipo pi comune di cancro al seno, carcinoma del dotto, che si sviluppa sul rivestimento del dotto lattifero. (Laltro grande gruppo di cancri, i sarcomi, compaiono nei muscoli e nei tessuti connettivi, e non esibiscono una forte associazione con linsufficienza di vitamina D.) “La vitamina D un agente particolarmente efficace nellinibire la crescita anormale o lo sviluppo di tumori maligni nei tessuti epiteliali,” dice Cedric Garland, professore di medicina preventiva all Universit di California, San Diego. Anche se molti ricercatori vedono il cancro come una malattia complessa e senza speranza con cause diverse per ogni tipo di tumore, il dr. Garland, che sta studiando la vitamina D da pi di tre decenni, ritiene che i carcinomi abbiano unorigine comune nei bassi livelli di vitamina. Secondo una sua stima, fino al 75 per cento di questi cancri si potrebbero prevenire se i livelli di vitamina D fossero elevati attraverso integratori. “Sono convinto che il cancro sia prevalentemente una malattia dovuta a scarsit di vitamina D,” afferma. A livello genetico, una funzione importante della vitamina D, che potrebbe spiegare le sue propriet anti-cancro, che aiuta a regolare la produzione di E-caderina, una specie di colla biologica che tiene assieme le cellule. Quando si verifica una scarsit di questa colla, ci fa perdere adesione reciproca alle cellule epiteliali, permettendo ad alcune di migrare dal tessuto nel quale dovrebbero restare confinate. Non pi vincolate, queste cellule cominciano a moltiplicarsi a un tasso maggiore di quello solito e cominciano a formare le lesioni che infine portano ai cancri. La vitamina D implicata nel meccanismo che segnala alle cellule quando morire, aiutando pertanto a prevenire la proliferazione incontrollata e tenendo a freno la crescita di nuovi vasi sanguigni che nutrirebbero i tumori in accrescimento. Essa potrebbe avere un ruolo anche in malattie non legate al cancro. Una delle principali funzioni delle cellule epiteliali quella di fare da barriera contro i virus e i batteri che causano infezioni. Gli scienziati ipotizzano che quando una situazione di bassi livelli di vitamina D indebolisce le cellule epiteliali, la funzione di barriera venga compromessa, esponendo i tessuti allattacco di agenti che producono malattie – nel diabete, per esempio, indebolendo le cellule dellisolotto; nella sclerosi multipla, indebolendo le cellule gliali del sistema nervoso; e nella tubercolosi, riducendo la capacit del rivestimento del polmone di respingere i batteri, secondo il dr. Garland. Alcuni ricercatori medici hanno anche cominciato a sospettare un collegamento tra linsufficienza di vitamina D e la schizofrenia, che si verifica il 10 per cento pi spesso tra coloro nati in inverno e prima primavera, quando la vitamina D di origine solare meno disponibile. Ricercatori in Australia stanno testando questipotesi esaminando i cervelli dei ratti nati da madri private di vitamina D con risultati allarmanti. I cervelli dei roditori privati di vitamina D avevano maggiore proliferazione cellulare, ventricoli allargati e minor quantit di una proteina necessaria alla crescita nervosa. “Quello che osserviamo quando togliamo la [vitamina] D dai cervelli dei ratti, essenzialmente che puoi distruggere il loro cervello,” dice John McGrath, un professor del Queensland Brain Institute dellUniversit del Queensland a Brisbane. “Possiamo modificare la maniera in cui si sviluppa il loro cervello.” Il dr. McGrath afferma che troppo presto per dire se la ricerca sui cervelli dei ratti si applichi agli esseri umani. Ma aggiunge che “se ottimizzando la nutrizione materna si potessero evitare anche solo una piccola percentuale dei casi di schizofrenia, si tratterebbe di un risultato veramente importante.”

Martin Mittelstaedt

Sunlight, vitamin D and the prevention of cancer: a systematic review of epidemiological studies.

The number of studies reporting beneficial effects of sunlight and vitamin D on several types of cancer with a high mortality rate is growing rapidly. Present health recommendations on sun exposure are mainly based on the increased risks for skin cancer. We reviewed all published studies concerning cancer and sun exposure and vitamin D, respectively, excluding those about skin cancer. Most identified ecological, case-control and prospective studies on the incidence and mortality of colorectal, prostate, breast carcinoma and non-Hodgkin lymphoma reported a significantly inverse association with sun exposure. The results of the included studies on the association between cancer risk and vitamin D were much less consistent. Only those studies that prospectively examined the 25-hydroxyvitamin D serum levels in relation to risk of colorectal cancer are homogeneous: they all reported inverse associations, although not all reaching statistical significance. The results of the intervention studies are suggestive of a protective role of high doses of vitamin D in cancer, but they have been criticized in the literature. We, therefore, conclude that there is accumulating evidence for sunlight as a protective factor for several types of cancer. The same conclusion can be made concerning high vitamin D levels and the risk of colorectal cancer. This evidence, however, is not conclusive, because the number of (good quality) studies is still limited and publication biases cannot be excluded. The discrepancies between the epidemiological evidence for a possible preventive effect of sunlight and vitamin D and the question of how to apply the findings on the beneficial effects of sunlight to (public) health recommendations are discussed. PMID: 19730382 [PubMed – indexed for MEDLINE Vitamin D3 is synthesized in the skin during summer under the influence of ultraviolet light of the sun, or it is obtained from food, especially fatty fish. After hydroxylation in the liver into 25-hydroxyvitamin D (25(OH)D) and kidney into 1,25-dihydroxyvitamin D (1,25(OH)2D), the active metabolite can enter the cell, bind to the vitamin D-receptor and subsequently to a responsive gene such as that of calcium binding protein. After transcription and translation the protein is formed, e.g. osteocalcin or calcium binding protein. The calcium binding protein mediates calcium absorption from the gut. The production of 1,25(OH)2D is stimulated by parathyroid hormone (PTH) and decreased by calcium. Risk factors for vitamin D deficiency are premature birth, skin pigmentation, low sunshine exposure, obesity, malabsorption and advanced age. Risk groups are immigrants and the elderly. Vitamin D status is dependent upon sunshine exposure but within Europe, serum 25(OH)D levels are higher in Northern than in Southern European countries. Severe vitamin D deficiency causes rickets or osteomalacia, where the new bone, the osteoid, is not mineralized. Less severe vitamin D deficiency causes an increase of serum PTH leading to bone resorption, osteoporosis and fractures. A negative relationship exists between serum 25(OH)D and serum PTH. The threshold of serum 25(OH)D, where serum PTH starts to rise is about 75nmol/l according to most surveys. Vitamin D supplementation to vitamin D-deficient elderly suppresses serum PTH, increases bone mineral density and may decrease fracture incidence especially in nursing home residents. The effects of 1,25(OH)2D and the vitamin D receptor have been investigated in patients with genetic defects of vitamin D metabolism and in knock-out mouse models. These experiments have demonstrated that for active calcium absorption, longitudinal bone growth and the activity of osteoblasts and osteoclasts both 1,25(OH)2D and the vitamin D receptor are essential. On the other side, bone mineralization can occur by high ambient calcium concentration, so by high doses of oral calcium or calcium infusion. The active metabolite 1,25(OH)2D has its effects through the vitamin D receptor leading to gene expression, e.g. the calcium binding protein or osteocalcin or through a plasma membrane receptor and second messengers such as cyclic AMP. The latter responses are very rapid and include the effects on the pancreas, vascular smooth muscle and monocytes. Muscle cells contain vitamin D receptor and several studies have demonstrated that serum 25(OH)D is related to physical performance. The active metabolite 1,25(OH)2D has an antiproliferative effect and downregulates inflammatory markers. Extrarenal synthesis of 1,25(OH)2D occurs under the influence of cytokines and is important for the paracrine regulation of cell differentiation and function. This may explain that vitamin D deficiency can play a role in the pathogenesis of auto-immune diseases such as multiple sclerosis and diabetes type 1, and cancer. In conclusion, the active metabolite 1,25(OH)2D has pleiotropic effects through the vitamin D receptor and vitamin D responsive elements of many genes and on the other side rapid non-genomic effects through a membrane receptor and second messengers. Active calcium absorption from the gut depends on adequate formation of 1,25(OH)2D and an intact vitamin D receptor. Bone mineralization mainly depends on ambient calcium concentration. Vitamin D metabolites may play a role in the prevention of auto-immune disease and cancer.

Vitamin D supplements appear to be associated with lower risk of death

Individuals who take vitamin D supplements appear to have a lower risk of death from any cause over an average follow-up time of six-years, according to a meta-analysis of 18 previously published studies in the September 10 issue of Archives of Internal Medicine, one of the JAMA/Archives journals. Past studies have suggested that deficiencies in vitamin D might be associated with a higher risk of death from cancer, heart disease and diabetesillnesses that account for 60 percent to 70 percent of deaths in high-income nations, according to background information in the article. If the associations made between vitamin D and these conditions were consistent, then interventions effectively strengthening vitamin D status should result in reduced total mortality, the authors write. Philippe Autier, M.D., of the International Agency for Research on Cancer, Lyon, France, and Sara Gandini, Ph.D., of the European Institute of Oncology, Milano, Italy, searched for randomized controlled trials of vitamin D supplements published before November 2006. They analyzed 18 separate trials that included 57,311 participants and evaluated doses of vitamin D ranging from 300 to 2,000 international units, with an average dose of 528 international units. Most commercially available supplements contain between 400 and 600 international units. Over an average follow-up period of 5.7 years, 4,777 of the participants died. Individuals who took vitamin D had a 7 percent lower risk of death than those who did not. In the nine trials that collected blood samples, those who took supplements had an average 1.4- to 5.2-fold higher blood level of vitamin D than those who did not. Mechanisms by which vitamin D supplementation would decrease all-cause mortality are not clear, the authors write. Vitamin D could inhibit some mechanisms by which cancer cells proliferate, or it may boost the function of blood vessels or the immune system, they note. In conclusion, the intake of ordinary doses of vitamin D supplements seems to be associated with decreases in total mortality rates, the authors write. The relationship between baseline vitamin D status, dose of vitamin D supplements and total mortality rates remains to be investigated. Population-based, placebo-controlled randomized trials in people 50 years or older for at least six years with total mortality as the main end point should be organized to confirm these findings. (Arch Intern Med. 2007;167(16):1730-1737. Available pre-embargo to the media at http://www.jamamedia.org/.) Editors Note: Please see the article for additional information, including other authors, author contributions and affiliations, financial disclosures, funding and support, etc. ________________________________________ Editorial: Vitamin D and Total Mortality The meta-analysis adds a new chapter in the accumulating evidence for a beneficial role of vitamin D on health, writes Edward Giovannucci, M.D., Sc.D., of the Harvard School of Public Health, Boston, in an accompanying editorial. Research on vitamin D should be continued to clearly elucidate the specific benefits and optimal intakes and levels of vitamin D, Dr. Giovannucci writes. Nonetheless, based on the total body of evidence of health conditions associated with vitamin D deficiency, abetted with the results from this meta-analysis, a more proactive attitude to identify, prevent and treat vitamin D deficiency should be part of standard medical care. From a broader public health perspective, the roles of moderate sun exposure, food fortification with vitamin D and higher-dose vitamin D supplements for adults need to be debated. (Arch Intern Med. 2007;167(16):1709-1710. Available pre-embargo to the media at http://www.jamamedia.org/.) Editors Note: Please see the article for additional information, including other authors, author contributions and affiliations, financial disclosures, funding and support, etc.

Could vitamin D, a key milk nutrient, affect how you age?

New study suggests boosting vitamin D may have long-term benefits for inflammation, aging WASHINGTON, D.C. (November 8, 2007)- There is a new reason for the 76 million baby boomers to grab a glass of milk. Vitamin D, a key nutrient in milk, could have aging benefits linked to reduced inflammation, according to a new study published in the American Journal of Clinical Nutrition. In a genetic study of more than 2,100 female twin pairs ages 19-79, British and American researchers found that higher vitamin D levels were linked to improved genetic measures of lifelong aging and chronic stress. Using a genetic marker called leukocyte telomere length (LTL), they found those with the highest vitamin D levels had longer LTL, indicating lower levels of inflammation and body stress. The telomere difference between those with the highest and lowest vitamin D levels was equivalent to 5 years of aging. Previous research has found that shortened LTL is linked to risk for heart disease and could be an indication of chronic inflammation a key determinant in the biology of aging. While there are several lifestyle factors that affect telomere length (obesity, smoking and lack of physical activity), the researchers noted that boosting vitamin D levels is a simple change to affect this important marker. Studies continue to link vitamin D to an array of health benefits, securing vitamin Ds super nutrient status and providing even more reasons to get adequate amounts of this essential vitamin. Recent research suggests that beyond its well-established role in bone health, vitamin D also may help reduce the risk of certain cancers and autoimmune diseases, such as type 1 diabetes, rheumatoid arthritis and multiple sclerosis. Milk is a primary source of calcium and vitamin D in the American diet. In fact, government reports indicate that more than 70 percent of the calcium in our nations food supply comes from milk and milk products. Additionally, milk is one of the few food sources of vitamin D, which is fast emerging as a super nutrient. The recommended three servings of low fat or fat-free milk provides 900 mg of calcium, 300 IU of vitamin D and 80 mg of magnesium daily. ### Richards JB, Valdes AM, Gardner JP, Paximadas D, Kimura M, Nessa A, Lu X, Surdulescu GL, Swaminathan R, Spector TD, Aviv A. Higher serum vitamin D concentrations are associated with longer leukocyte telomere length in women. American Journal of Clinical Nutrition 2007;86:1420-1425.

Rispondi