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Leguminose

5) PROPRIETA’ TERAPEUTICHE DELLE LEGUMINOSE

Relatori Mario Caira, erborista e fitopreparatore

Giovanni Marotta medico omeopatico

 

Alcune piante rinforzanti e ricostituenti.

 

E’ impossibile trattare a fondo in un incontro il vastissimo mondo delle piante alimurgiche, rinforzanti e ricostituenti

 

Cominceremo a tracciare grandi linee, a ordinare tali piante per famiglie botaniche e a fornire alcuni spunti importanti che svilupperemo nel tempo.

 

Famiglia delle Leguminosae

 

Le Leguminose, chiamate anche Papilionacee o Fabacee devono il nome al caratteristico frutto a baccello, detto legume.

A tale famiglia  appartengono i legumi coltivati: fagioli, piselli, fave, lenticchie, ceci, soia, e allo stato spontaneo la cicerchia (coltivata comunque in alcune zone del sud), il trifoglio, l’erba medica, la liquirizia e altre.

Le leguminosae si chiamano anche papilionaceae dalla forma dei fiori, detti papilionacei perchè simili a una farfalla: vedi ad esempio il fiore della Ginestra. Essi possono essere riuniti anche in infiorescenze a glomerulo (come nel Trifoglio, nella Sulla) ad ombrella o a grappolo (come nel Glicine).

 

I componenti di questa famiglia sono essenziali nell’alimentazione umana e animale, fondamentali per i vegetariani e ancor più per i vegani, perchè sono tra i vegetali in grado di fornire proteine.

Da sempre la tradizione culinaria ci ha proposto l’abbinamento di un carboidrato con un legume: pasta e ceci, pasta e fagioli, pasta e lenticchie etc. perchè oltre a essere gustosi, nella proporzione ideale di 2/3 di carboidrato e 1/3 di leguminosa si raggiunge un congruo apporto di carbonio e di azoto per soddisfare sia il metabolismo glicidico che la sintesi proteica dei nostri organismi.

Le leguminosae sono tra le piante più ricche in Natura di proteine, perchè hanno una qualità importantissima, quella di fissare l’azoto.

L’azoto è costituente fondamentale di alcune molecole organiche tra le più importanti dal punto di vista dell’organismo vivente: DNA, proteine, alcune vitamine, oltre che di composti inorganici come l’ammoniaca, l’acido nitrico, i nitrati fertilizzanti, la nitroglicerina etc.

L’azoto molecolare (N2, composto di due atomi di azoto) è un gas incolore, inodore, insapore e inerte che costituisce il 78% dell’atmosfera terrestre (è il gas più diffuso nell’aria!).

 

[L’azoto. N è il simbolo chimico. N viene dal francese Nitrogène coniato nel 1790 dal chimico Chaptal che ha fuso il nome greco ‘nitron’ con cui si indica il carbonato di sodio o di potassio con il greco ‘gen’ col senso di ‘dare vita a’: la questione semantica è complessissima e l’etimologia ci apre al mondo della antica Chimica, per chi è interessato vada a: http://www.balashon.com/2008/07/neter-and-nitrogen.html]

 

In realtà le leguminosae non fissano direttamente l’azoto dall’aria ma ospitano nel loro apparato radicale delle colonie di microorganismi, Rizobium, che lo fissano per loro e lo passano alla pianta. Se estraete una leguminosa dal terreno, ad esempio una pianta di fava, vedrete attaccati alle radici una gran quantità di tubercoli rotondeggianti che costituiscono queste preziosissime colonie di batteri. [vedi esercitazione sul campo con l’agronomo Stefano Soldati durante il corso di Permacultura in Roma febbraio-Marzo 2011]

[Per chi è interessato al processo di azotofissazione clicchi su:

http://it.wikipedia.org/wiki/Azotofissazione]

 

Per tale motivo chi ha vera cura del terreno pianta le leguminose insieme ai cereali proprio perché, mentre i cereali tipo il grano, il riso, il mais etc. arricchiscono il terreno di carbonio, le leguminosae lo arricchiscono di azoto. In tal modo il terreno si rivitalizza naturalmente, anche senza immettere del letame (altro prodotto ricchissimo di azoto), perchè l’azoto è indispensabile anche alla crescita della miriade di microorganismi che creano humus e rendono perciò fertili i suoli.

Quando l’agricoltura non era oggetto delle pratiche dissennate di oggi, che con fertilizzanti e diserbanti chimici stanno desertificanto i suoli, si praticava normalmente la ‘rotazione delle culture’ per cui si piantava una leguminosa su un terreno precedentemente destinato a cereali. Tuttora è buona norma praticare il ‘sovescio’ interrando le piantine di leguminose piantate nei campi, cosa nota e praticata da ogni buon permacultore e agricoltore biologico e biodinamico.

Inoltre le leguminosae maturano generalmente prima delle graminacee, assicurando così il sostentamento anche in caso di problemi che limitano il raccolto (grandinate, gelate, insetti, malattie dei cereali etc.).

 

 

Uso fitoterapico

Le leguminosae possono avere sapore dolce (liquirizia) o pungente (fieno greco),

A basse dosi hanno proprietà spasmolitiche (liquirizia, fieno greco, meliloto). A dosi tossiche, sono spesso convulsivanti e paralizzanti.

 

(vedi a proposito i sintomi di intossicazione del Lathirus sativus che nelle nostre regioni avveniva per abuso della pianta in tempo di carestia, che corrispondono a quelli della sclerosi a placche, vai a

http://it.wikipedia.org/wiki/Lathyrus_sativus

ma le cicerchie sono commestibili anche se non devono essere usate frequentemente, purchè nella preparazione di un buon piatto di cicerchie si seguano principi precisi.

vai a:

http://melandrigaudenzio.com/prodotto.php?id=17 )

 

Le leguminosae sono spesso ricche di fitoestrogeni (fieno greco, trifoglio, erba medica, galega) e sono perciò inserite in ogni prodotto erboristico per trattare i sintomi della menopausa.

Hanno in ogni caso proprietà anabolizzanti e energizzanti.

Alcune di esse sono lassative, emollienti, espettoranti.

Altre hanno un interessante effetto ipoglicemizzante (Alfa alfa, liquirizia, fieno greco, galega, ma soprattutto il lupino).

vai a:

http://www.agraria.org/coltivazionierbacee/lupino.htm

 

http://www.anagen.net/galega.htm

 

http://www.anagen.net/liquiriz.htm

 

 

Tra le tante piante della famiglia delle Leguminosae approfondiamo la conoscenza del Fieno greco o trigonella, il cui uso è trascurato in occidente. Non vogliamo far torto a altre piante egualmente importanti, ma lo spazio a disposizione è scarso e possiamo trattare estesamente solo pochissime piante.

 

Fieno greco

Famiglia: trifoglio

Habitat: Nord Africa, India, coltivato in tutto il mondo.

 

Parti usate : semi e anche foglie.

Storia e curiosità

 

I fiori del fieno greco possiedono una caratteristica forma a triangolo, dalla quale deriva il suo nome scientifico (Trigonella foenum-graecum). Il termine fieno greco si rifà invece all’utilizzo della pianta nell’alimentazione del bestiame.

Il Fieno greco o Trigonella Foenum Graecum, Papilionacea, è una delle più antiche piante medicinali, usata, dagli Egiziani, Greci e Romani.

Origina negli altopiani dell’Eritrea ed Etiopia, dell’India, della Cina e era usato tradizionalmente sin dall’antichità;  era considerata una pianta sacra. Coltivata in Egitto sotto il nome di Hilba, nel sud dello Yemen, in Cina è chiamato Huluba. In India e in medicina ayurvedica il nome è Methi.

 

È usata come alimento-medicamento, bevanda, per profumare e aromatizzare il burro, in certe regioni viene usata come crema di bellezza, insieme ad altre piante; inoltre come spezia per aromatizzare tabacco ed estratti di caffè o di vaniglia.

Il Fieno greco è un’erba con una storia antica.

In Europa era conosciuto soprattutto per la sua proprietà galattogena, a tale scopo veniva usata nell’800 in Francia ma ancor prima nel medioevo se ne faceva grande uso presso la scuola Salernitana; da non dimenticare inoltre il suo uso alimentare ed aromatizzante.

Era raramente usata dagli inglesi durante il periodo d’oro della medicina erboristica per le difficoltà di procurarsi la spezia. Dopo essere divenuta facilmente disponibile e reperibile, è stata spesso trascurata perché la tradizione erboristica la citava raramente.  Nonostante il suo uso limitato era stimata come pianta vulneraria, per curare e ridurre infiammazioni in casi di ferite, scottature, irritazioni, fistole e tumori. Inoltre il suo sapore amaro ne spiega il ruolo nel calmare la digestione difficile. Anche nella tradizione inglese è ritenuta un forte stimolate della produzione di latte nelle puerpere, per le quali è totalmente sicuro, e ha una reputazione come stimolatore dello sviluppo del seno.

 

E’ invece ampiamente usata dalla tradizione medica Indiana, l’Ayurveda. Vi riporto in inglese un articolo il cui originale è in

http://findmeacure.com/2006/09/05/magic-of-methi-or-fenugric/

 

Methi

Al di là del ‘magic’ ecco le principali proprietà (per comodità di lettura le riporto in rosso): se non desiderate leggere l’articolo in inglese i concetti fondamentali sono trattati egualmente e più estesamente nelle pagine che seguono in italiano.

 

Uso popolare e culinario

It is a herb with small, aromatic green leaves. It is also used in dried form (kasoori methi) to flavour chicken and fish and cooked as a classic vegetable dish with potatoes (alumethi). Slightly bitter in taste, it is a popular winter green.

Methi seeds, whole, fried or roasted and powdered, are used as ‘tarka’ or garnishing. It is used commonly in pickles across India and is part of a five spice mixture used in Bengal. Like most herbs, Methi has many medicinal properties.

Uso erboristico

Le mucillagini svolgono una blanda azione lassativa

Fenugreek seeds contain a high percentage of mucilage a natural gummy substance present in the coatings of many seeds. Although it does not dissolve in water, mucilage forms a thick, gooey mass when exposed to fluids. Like other mucilage-containing substances, fenugreek seeds swell up and become slick when they are exposed to fluids. The resulting soft mass is not absorbed by the body, but instead passes through the intestines and also triggers intestinal muscle contractions. Both actions promote the emptying of intestinal contents. Therefore, fenugreek is a mild but effective laxative.

Rallenta leggermente il transito intestinale e l’assorbimento degli zuccheri

In addition, fenugreek seeds contain chemicals that slow down the time that food takes to go through the intestinal tract. As one result, sugars are absorbed from foods more slowly and blood sugar levels may not rise as high or fluctuate as much as usual. Fenugreek may further affect blood sugar levels by decreasing the activity of an enzyme that is involved in releasing stored sugar from the liver into the blood.

Antidiabetico, stimola la produzione di insulina

Also, fenugreek contains an amino acid called 4-hydroxyisoleucine, which appears to increase the body’s production of insulin when blood sugar levels are high. For many individuals, higher insulin production decreases the amounts of sugar that stay in the blood In some studies of animals and humans with both diabetes

Abbassa il colesterolo nelle persone che lo hanno alto

and high cholesterol levels, fenugreek lowered cholesterol levels as well as blood sugar levels. However, no blood-sugar lowering effect was seen in non-diabetic animals. Similarly, individuals with normal cholesterol levels showed no significant reductions in cholesterol while taking fenugreek.

Some evidence suggests that fenugreek may also have other medical uses.

Utile a prevenire le calcolosi renali da ossalato di calcio

It may reduce the amounts of calcium oxalate in the kidneys. Calcium oxalate often contributes to kidney stones.

Prevenzione dei tumori del colon

In animal studies, fenugreek also appeared to lessen the chance of developing colon cancer by blocking the action of certain enzymes. It may have some ability to protect the liver against damage from alcohol and other chemicals, but much further research is needed to prove or disprove all these possible uses of fenugreek.

Antiartritico

Methi is supposed to be natural cure for arthritis. According to ayurveda, the cause of arthritis is a noxious gas produced within the human body known as Va and the gas that causes joint arthritis is known as Sandhiva.

During the course of time, intestines fill with undigested food particles which become glued to the intestine lining. These particles create several different layers in the intestine and act as chemicals that release gases with different constituents. The gas, sandhiva, finds refuge in the joints and creates pressure, immobilizing them and making movement painful, due to inflamation. Methi, if consumed twice a day, cleans the intestines and directs the waste out of the body naturally.

According to Ayurveda, Methi is an antipyretic and anthelmintic herb. Translation: It is an appetizer, relieves constipation, and reduces colic. It is also known to cure leprosy, vomiting, bronchitis, and piles.

Uso delle foglie nei problemi digestivi

Traditional healers recommend that people suffering from digestive problems eat Methi leaves. It also helps you lose weight and reduces dullness, dizziness and drowsiness. In general, it is considered as good appetizer. Methi seeds are considered very effective in combative diabetes.

Emolliente per la cute

Topically, the gelatinous texture of fenugreek seed may have some benefit for soothing skin that is irritated by eczema or other conditions. It has also been applied as a warm poultice to relieve muscle aches and gout pain

Caduta dei capelli, promuove la ricrescita. Trofico cutaneo, Migliora le rughe.

The fresh juice of Methi leaves prevents hair fall. You can massage it in your hair, particularly the roots, to get rid of dandruff and promote new hair growth. It can also be used in a facepack to reduce wrinkles.

Fieno greco:

La droga è costituita dai suoi semi duri e grigiastri. Si ricava dai frutti che, una volta giunti a completa maturità, vengono essiccati all’aria aperta e sottoposti a battitura e mondatura. Al loro interno è contenuto un alcaloide chiamato trigonellina e responsabile, insieme alle mucillagini, delle virtù emollienti ed espettoranti della Trigonella.

L’estratto di semi di fieno greco vanta proprietà ricostituenti e stimolanti che lo rendono indicato in caso di denutrizione, anemia, gracilità infantile, convalescenza e allattamento (le sue proprietà emmenagoghe erano già note ai tempi degli antichi egizi).

Tutte queste proprietà sono legate alla buona presenza di sali minerali (ferro, manganese, rame, magnesio) e vitamine (B6, tiamina e riboflavina), oli vegetali, fosfati organici, grassi e proteine. Queste ultime, pur avendo un discreto valore biologico, sono associate a fattori antinutrizionali, presenti un po’ in tutte le fonti proteiche vegetali. Si tratta di sostanze che limitano l’azione degli enzimi digestivi, abbassando il valore nutrizionale del prodotto. La loro azione viene ridotta notevolmente dalla cottura degli alimenti che le contengono.

Il buon equilibrio vitaminico e minerale giustificherebbe anche le sue presunte virtù afrodisiache.

La polvere ricavata dai semi è solitamente rossastra o grigia con sfumature gialle. Il suo sapore – che in oriente è gradito, in occidente molto meno, anzi per alcuni è nauseabondo – viene generalmente corretto con aromi naturali come Anice, Lampone o Melissa. Per lo stesso motivo se utilizzato durante l’allattamento conferisce al latte un sapore sgradevole, che potrebbe essere mal tollerato dal bambino.

In svariate parti del mondo il fieno greco viene utilizzato anche come alimento: nei Paesi arabi è tradizione arricchire le pietanze destinate alle ragazze fidanzate con i suoi semi, in modo da ammorbidire le forme corporee e renderle più desiderabili agli occhi del marito. In India il fieno greco si adopera nel carry mentre in America l’olio ricavato dai semi viene utilizzato in prodotti da forno e gelati.

 

Fieno greco e diabete

Il fienogreco contiene una sostanza che aiuta l’ insulina: il 4-idrossi-isoleucina, un aminoacido che sembra aumentare la produzione di insulina del 100%.

Quando vengono ingeriti 45-90mg di 4-Idrossi-Isoleucina con un macronutriente, si verifica un’influenza sulle cellule Beta del pancreas portando ad un rilascio di insulina che può aumentare fino a due volte.

Il Fieno Greco, inoltre, ha dimostrato di essere utilissimo nell’equilibrare i livelli di glucosio ematico nei soggetti sani. Esso ha anche la capacità di influenzare, riducendolo, il livello di glucosio nel sangue delle persone affette da Diabete tipo II.

Molti, addirittura, sono convinti che il Fieno Greco sia superiore in tutti i propri effetti rispetto l’acido alfa lipoico (che viene da tempo utilizzato nelle cure del diabete tipo II)

Tale capacità di influenzare i livelli di glucosio è dovuta al fatto che il Fieno Greco è estremamente ricco di galattomannani.

I galattomannani sono molto viscosi e, una volta ingeriti, formano una sorta di gel all’interno dello stomaco che favorisce la riduzione dell’assorbimento del glucosio o ne rallenta il corso.

Questo gel, inoltre, gonfiandosi ha anche un effetto anoressizzante tipico delle fibre insolubili che può favorire la perdita di peso. La sensazione di sazietà dopo un pasto, infine, è data anche dal rallentamento del grado di assorbimento gastrico determinato da questo gel.

 

Approfondimenti in tema di diabete:

Componenti ad azione ipoglicemizzante: fibre grezze, trigonellina, cumarina, acido nicotinico e nicotinammide.

roprietà: già presso gli arabi ne fu preconizzato l’uso per la cura del diabete (X secolo d.C.) e per lo stesso scopo veniva più tardi impiegato nella medicina popolare francese.

Le proprietà antidiabetiche del fieno greco sono state confermate dai ricercatori moderni.

opo i primi esperimenti atti a valutare l’attività di alcuni singoli componenti (trigonellina, ac. nicotinico, nicotinammide, cumarina, scopoletolo), tutti più o meno efficaci, Shani nel 1974 giunse alla conclusione che la frazione delipidizzata dei semi risultava in pratica più efficace e senz’altro più sicura dei singoli principi attivi. Tale frazione, come per altre leguminose, contiene fra l’altro un’alta percentuale di fibre grezze (53,9%), capaci di frenare l’aumento della glicemia postprandiale. Tale effetto sembra dovuto a una diminuita attività degli enzimi che agiscono sui carboidrati (amilasi). Analogamente viene ridotto anche l’assorbimento dei trigliceridi e del colesterolo. In questa azione le fibre sono coadiuvate dalla presenza di saponine (4,8%), tipiche delle leguminose, capaci di legarsi al colesterolo inibendone l’assorbimento. Il rapporto lisina/arginina presente nella costituzione aminoacidica delle proteine è indice di una attività ipocolesterolemizzante se < 1, ipercolesterolemizzante se > 1. Nel caso delle proteine di fieno greco (30,3%) tale rapporto = 0,66 è molto favorevole a un’azione ipocolesterolemizzante ed è notevolmente migliore rispetto a quello delle proteine di soja (= 0,85). Impiego terapeutico: il fieno greco può essere indicato come coadiuvante nel diabete con ipercolesterolemia.

i usa preferibilmente la polvere, alla dose di 500 mg due o tre volte al giorno, in opercoli gelatinosi o tavolette. L’odore sgradevole può essere mascherato con una piccola aggiunta di O.E. di limone, arancio dolce o menta.

 

 

Uno degli inconvenienti dell’uso del fieno greco è appunto l’odore. Dopo un po’ che lo si assume il suo odore pungente arriva al sudore e alle secrezioni corporee. Dunque va preso a periodi con intervalli di sospensione.

 

Nel panorama dei prodotti erboristici il fieno greco si distingue da tutti gli altri per la virtù di favorire il ricambio delle cellule, contrastando la diminuita capacità di rinnovare i tessuti, che è la causa principale dell’invecchiamento.

Il fieno greco è inoltre considerato ricostituente, specialmente nelle convalescenze e nei casi in cui uno stato di debolezza generale è complicato dalla pressione bassa.

La proprietà trofica non è sfuggita ai culturisti che da diversi decenni usano il fieno greco per “aumentare la massa muscolare“. Non si tratta quindi di ingrassare aumentando il volume delle cellule adipose, bensì di ristrutturare tessuti di vario tipo, non solo muscolare, ma anche cutaneo. Dopo alcune settimane di cura la pelle diventa più soda e compatta.

Come utilizzarlo.

Il trattamento di un paio di una capsula al giorno di circa 500 mg è molto tranquillo, non aumenta troppo l’appetito e non permea le secrezioni dell’odore pungente.

Oppure si possono ingerire da uno a tre cucchiaini di polvere, mescolata con acqua (in 2 o 3 volte nel corso della giornata). Si possono notare i primi effetti dopo una settimana, ma è bene continuare almeno per 15-20 giorni, regolandosi poi secondo le necessità e i risultati che si vogliono ottenere. E’ anche possibile alternare i giorni in cui si assume il fieno greco con altrettanti giorni di riposo (ogni tre giorni per esempio) per diluire l’odore.

Il decotto dei semiè meno efficace ma è possibile. I semi possono anche essere un’alternativa per chi non riesce in nessun modo a inghiottire la polvere, il cui sapore è piuttosto amaro. In ogni caso sono semi duri, che vanno bolliti a lungo, non serve a niente quindi prepararli in infuso come il tè o la camomilla. Le proporzioni possono variare: da uno a tre cucchiai in un litro d’acqua, da consumare a bicchieri in due giorni (appena svegli e lontano dai pasti se si vuole esaltarne l’effetto depurativo).

Dal fieno greco si ricava anche un olio cosmetico (attenzione al momento dell’acquisto: se non c’è l’odore caratteristico il prodotto vale poco). Le proprietà rigeneranti della pelle sono le stesse e l’effetto è piuttosto buono anche se inferiore alla cura per uso interno.

 

per altre informazioni vai a :

 

http://www.anagen.net/greco.htm

 

Controindicazioni: nelle donne gravide può aumentare la contrazione uterina.

Dato l’odore e il sapore sgradevole può essere utile ingerire le tavolette con del miele o con marmellata.

 

Fieno greco Abstract

Riassumendo:

USO INTERNO

E’ un eccellente tonico e ricostituente, specie se usato nelle anemie e nelle convalescenze, stimola il pancreas e migliora la glicemia, rafforza il tessuto muscolare ed osseo, è depurativo, agisce sul fegato e disintossica l’organismo rimuovendo le scorie e le tossine, è un antifatica ed antiastenico, è anabolizzante, favorisce la crescita muscolare, previene la ipertensione, è antiinfiammatorio, agisce sul sistema immunitario, allevia gli spasmi muscolari, promuove il flusso mestruale, facilita le escrezioni delle mucose bronco-polmonari. Ha inoltre, contenendo acido fosforico e fosfati, un leggero effetto afrodisiaco.( Sembra sia utile anche contro i parassiti intestinali)

USO ESTERNO

 

Per uso esterno è adatto negli ascessi, nei foruncoli, nelle emorroidi, nelle vaginiti, come rassodante nelle rughe, utile anche nelle infiammazioni del cavo orale, si impiega come emolliente e sfiammante, come analgesico nei dolori reumatici, ha una azione detergente, lenitiva , cicatrizzante nelle piaghe e ferite ( ha comunque un odore molto sgradevole)

CONTROINDICAZIONI, non usare in gravidanza, perchè aumenta le contrazioni uterine,   ed in allattamento usare sotto controllo medico: è un galattogogo ma trasmette al latte un sapore sgradevole, che può essere corretto aggiungendo Anice, Lampone, Melissa.

Alle dosi consigliate è una pianta sicura.

 

il Trigofien è il prodotto della Hortus hernicus. Ogni capsula contiene:450mg di estratto secco titolato più 100 mg di polvere (per ogni capsula)

Dalle lezioni di Iozzi-Giannelli: Nella tradizione erboristica nostrana si usava il grasso di maiale, che è molto caloroso, per maturare ascessi, raccolte purulente etc

Il grasso di maiale con il fieno greco e con semi di lino era utile per il trattamento del gozzo.

 

Alfa alfa o erba medica

 

L’alfa alfa o erba medica è una pianta erbacea perenne, sempre della famiglia delle Leguminosae.

Essa è da millenni utilissima al bestiame e indirettamente anche per l’uomo per l’alto contenuto in minerali, vitamine, proteine ed enzimi.

Il sistema radicale della pianta è tra i più profondi delle leguminosae erbacee e permette alla pianta di assorbire sostanze nutritive dal profondo del suolo, oltre a essere una azoto-fissatrice di primordine.

Questo fa si che la pianta sintetizzi proteine (possiede il 18% di proteine, 5% in più delle uova e 15% in più del latte).

Le parti aeree contengono il cumestrolo (la cui struttura è simile a quella dell’estradiolo, ha proprietà estrogene).

Le foglie contengono cumestani, isoflavoni, acidi fenolici, minerali (calcio, fosforo, zinco, rame, selenio, silicio) e vitamina K.

Il Cumestrolo (la cui struttura è simile a quella dell’estradiolo), il Medicagolo e Cumarine complesse (la cui struttura si avvicina a quella di un ormone estrogenico: lo stilbestrolo), sono i fitoestrogeni più conosciuti.

La alfa alfa (leguminosa come lo è la soja) produce anche Isoflavoni.

 

Produce altresì gli alcaloidi asparagina e trigonellina, oltre beta carotene, vitamine, minerali di vario genere.

Grazie alla ricchezza di elementi indispensabili alla vita, vitamine, minerali, aminoacidi ed oligoelementi, viene apprezzata per rivitalizzare un organismo affaticato, ma anche per rinforzare unghie e capelli.

La pianta è inoltre una ricca fonte di clorofilla.

L’erba medica, insieme con l’orzo, il frumento, e la spirulina, che contengono pure clorofilla, sono perciò utili nell’anemia, nelle emorragie, nel diabete, nella gastrite, nelle ulcere, nei disordini dell’intestino, nel cattivo odore e alito cattivo.

 

Riassumendo le funzioni sono molteplici e le espongo qui di seguito.

Una ovvia raccomandazione, di tipo generale, è di non considerare ogni pianta, dalle numerose potenzialità terapeutiche, anche riconosciute dalla tradizione, come una panacea per tutti e per tutto.

Queste piante ad azione tonico-trofica in generale vanno bene soprattutto a persone indebolite, affaticate, sottonutrite, in deficit di sintesi proteica, etc. Ma non daranno lo stesso vantaggio a chi è iperteso, ipernutrito e sovrappeso, ‘pletorico’ etc. né vanno protratte per tempi indefiniti.

L’istituto di vigilanza sui farmaci di origine naturale riconosce le proprietà ipoglicemizzanti dell’erba medica. Per questo raccomanda di fare attenzione all’interazione con altri farmaci ipoglicemizzanti eventualmente assunti da pazienti diabetici e all’eventuale assunzione di altri rimedi erboristici con proprietà ipoglicemizzanti (aloe, charantea, ecc.).

Sempre in virtù della sua attività biologica, l’erba medica può potenziare l’effetto di farmaci e rimedi erboristici ad azione ipocolesterolemizzante (statine, fibrati, aglio, riso rosso fermentato o Monascus, ecc.).

Per la presenza di elevati contenuti di vitamina K, l’alfa-alfa può antagonizzare l’effetto farmacologico degli anticoagulanti orali.

Inoltre, gli estratti della pianta possono aumentare il rischio di ustioni solari associato all’uso di farmaci fotosensibilizzanti (fenotiazine, retinoidi ecc.).

Potenziali interazioni sono infine previste in pazienti trattati con tiroxina, estrogeni (o erbe dotate di proprietà estrogeniche) e farmaci immunosoppressori.

 

Vantaggi ascritti all’uso di Alfa alfa:

Azione rimineralizzante:  Alfa alfa è ricca di minerali come Fosforo, Silicio, Sodio, Potassio, Calcio, Magnesio, Boro, Ferro, Manganese, Rame, Cobalto

Azione Tonico-trofica-ricostituente: vitaminica e nutritiva:

vitamine: A, Beta-carotene, Acido Folico, B1, B2, B3, B5, B6, B8, B12, C, D, E, K,  inoltre amminoacidi essenziali, che sono le basi per costruire le proteine nell’organismo.

Alfa alfa quindi stimola la crescita e il metabolismo

Azione Estrogenica – regola la produzione ormonale femminile, utile in menopausa

Azione tonica anche a livello sessuale

Azione antiossidante – previene i danni alle cellule inibendo l’ossidazione e riducendo i radicali liberi – grazie anche alla  presenza di Manganese, Rame e Zinco.

Prevenzione dell’invecchiamento: anti-arteriosclerosi, antidegenerativa, anti-osteoporosi.

Utile negli ipotesi perchè innalza la pressione bassa.

Azione positiva sul sistema immunitario

E’ antiemorragica: azione dovuta alla presenza di vitamina K – L’Erba Medica contiene ben “20. 000 -40. 000 U. I. di vitamina K naturale. La vit.K è una delle responsabili della coagulazione del sangue, specie nei casi di ridotto tenore protrombinico, utile nelle meno-metrorragie e nelle epistassi.

Alfa alfa favorisce la digestione, ha azione disintossicante e depurativa.

e proprietà purificatrici del sangue dell’erba medica sono state attribuite al suo alto contenuto di clorofilla, ma non esclusivamente a essa.  E’ ritenuta un  alcalinizzante.

‘Ayurveda la utilizza da millenni come Medicago sativa herba cum flore, per depurare il sangue e disintossicare l’organismo.

Ha una azione antiulcerosa a livello sia dello stomaco che dello intestino.

Azione antiartritica e anti-infiammatoria: l’erba medica è stata usata per secoli nella medicina popolare come cura per tutte le infiammazioni, inclusi i reumatismi e l’artrite.

Azione diuretica e depurativa attraverso l’urina

Azione ipoglicemizzante. Utile nel controllo dell’iperglicemia, grazie anche alla presenza degli alcaloidi asparagina e trigonellina.

Azione anticolesterolemizzante -riduce il colesterolo (grazie anche alla presenza di saponine) e alla sua azione di stimolo e disintossicazione sul fegato.

Azione confermata da diversi studi clinici su cavie animali, nelle quali riduce anche la formazione di placche arteriosclerotiche. L’azione è dovuta alla presenza delle saponine triterpenoidiche, responsabili dell’attività colesterolasica dove viene ridotto notevolmente il colesterolo totale e il colesterolo LDL. Il principale aglicone di questi saponosidi è l’Acido medicagenico accompagnato dagli Acidi 16-a-idrossimedicagenico e gipsogenico, ai quali si deve, anche, la capacità della pianta di curare alcune forme eczematose e la psoriasi.

Ha anche una blanda azione antitrombotica derivata dai derivati delle cumarine.

 

Leguminosae e la Medicina omeopatica

L’uso delle leguminosae in Medicina omeopatica è molto interessante.

Innanzitutto le leguminosae che possiamo utilizzare omepaticamente sono molto più numerose di quelle ad uso alimentare e fitoterapico, in quanto il sistema di diluizione e di dinamizzazione della sostanza di partenza per realizzare il rimedio omeopatico permette di superare pienamente la soglia tossica di qualsiasi pianta o animale o minerale e di ottenere un effetto-stimolo appropriato ai sintomi e alla complessità dell’individuo da curare.

 

Tra i rimedi omeopatici ‘leguminosae’ citiamo:

Alfa alfa, baptisia tinctoria, derris pinnata, dolichos pruriens, indigo, lathyrus, melilotus, phaseolus, physostigma, robinia pseudo acacia, trifolium  pratensis, sarothamnus, cytisus scoparius, galega, e altri ancora.

 

Se ci è dato tracciare a grandissime linee il profilo di personalità dei soggetti a cui si addicono grandemente le leguminosae già nel primo incontro si evidenzia una sofferenza di fondo: la sensazione, che è di tutta la vita, che mai si sono sentiti nutriti a sufficienza, soprattutto sul piano affettivo. Portano in sé la sensazione penosa di non essere stati sostenuti, amati, riconosciuti nei loro bisogni fondamentali, e, in termini concreti, anche carenti di nutrimento tal quale. Questa condizione è talmente radicata e pervasiva che, anche quando viene loro offerto ‘nutrimento’ in tutti i sensi, permane immutata la sensazione che ‘non è mai abbastanza’, che essi non stanno ricevendo ciò di cui hanno bisogno.

E’ come se non riuscissero a integrare e a fare tesoro dell’affetto che viene loro espresso. Probabilmente le carenze sono state vissute nelle prime fasi di accudimento e hanno lasciato un imprinting così doloroso che l’impressione è difficilmente modificabile. Oppure sentono che non stanno realizzando se stessi e che il sostegno offerto non li aiuta o addirittura li tarpa nella loro vocazione, come sentono è accaduto nella loro vita.

 

Sul versante somatico spesso nei soggetti Leguminosae si riscontra un bisogno di dolci che non soddisfa, problemi glicemici laddove la difficoltà del diabetico è proprio quella di far penetrare gli zuccheri all’interno delle cellule pur con tassi glicemici nel sangue più alti della norma.

Il cibo non è trattenuto, non è assimilato, persiste sempre un senso di vuoto nello stomaco e nell’addome.

Soprattutto in Alfalfa, in quanto rimedio omeopatico, il senso di vuoto allo stomaco è tipico: il paziente avverte una sensazione di vuoto estremo senza possibilità di riempimento.

I soggetti Leguminosae sentono di emettere più urine e feci di quello che assumono come cibo: sentono costantemente di perdere sostanza e di non essere capaci di re-integrare quello che introducono.

La problematica a cui abbiamo sommariamente accennato – e che in alfa alfa è rappresentata in pieno – si colora diversamente in altre leguminosae: la acuta sensazione di mancanza di sostegno e di nutrimento si può rivelare e percepire in molti modi, a volte con sensazioni di violenze subite, quasi sempre – come accennavamo – con la certezza intima di non aver mai potuto vivere la vita secondo i propri intendimenti e seguire la propria vocazione.

Ciò porta inevitabilmente a chiusure depressive: possono essere depressioni post-partum, grandi difficoltà a allevare la prole, possono essere invecchiamenti che precocemente ‘chiudono’ nei confronti del mondo.

Può voler dire ‘rabbie’, anche forti, ma espressa con difficoltà, più frequentemente sono somatizzate. Infatti più che esplodere violentemente – come in rari casi pur accade – il ‘sistema che chiamiamo leguminosae’ implode e si disorganizza: tensioni fino all’ansia panica e paralizzante, patologie somatiche che vanno verso il blocco e la paralisi (esempio malattie degenerative del sistema nervoso tipo la sclerosi multipla, dell’apparato locomotore con artriti gravi e invalidanti, che impediscono il movimento anche in soggetti giovani etc.)

 

Terminato questo breve excursus sulle leguminosae, ci scusiamo, largamente incompleto, ci occupiamo ora di altre famiglie botaniche fondamentali per l’alimentazione umana.

 

 

Famiglia delle Chenopodiaceae

Quinoa, Spinacio, Buon Enrico

 

Chenopodium bonus Henricus L

Nomi popolari: Buon Enrico – Colubrina – Spinaccio Selvatico o spinacio selvatico

Erba Sana – Spinaz salvadech – Cugol – Caltri

 

 

Il botanico Linneo chiamò Buon Enrico questa pianta in onore di Enrico IV di Navarra, protettore dei botanici. In passato, le piante che crescevano vicino alle abitazioni e quindi all’uomo, erano spesso chiamate col nome di Enrico.

Troviamo infatti, il Buon Enrico vicino alle case, alle malghe e ai casolari di montagna.

 

Come ogni buon spinacio il Buon Enrico è molto ricco di ferro e combatte l’anemia inoltre, è efficace come emolliente e lassativo.

 

Per uso esterno si applicano le foglie fresche come cataplasma sugli ascessi per accelerarne la maturazione.

 

E’ una pianta perenne della quale sono utilizzate tutte le sue parti.

Non è così agevole raccoglierlo. é presente nelle zone montane alpine e appenniniche ben sopra i 1000 metri di altitudine. é raccolto anche nel Lazio, nel Frusinate alle pendici dei monti che poi vanno a costituire il Parco Nazionale di Abbruzzo.

 

 

Quinoa cruda

La quinoa è un alimento particolarmente dotato di proprietà nutritive. Contiene fibre e minerali, come fosforo, magnesio, ferro e zinco.

È anche un’ottima fonte di proteine vegetali.

Contiene inoltre grassi in prevalenza insaturi.

La quinoa, inoltre, è particolarmente adatta per i celiaci, in quanto è totalmente priva di glutine, adatta sia agli adulti sia ai bambini.

E’ il cibo che ha permesso alle popolazioni Andine, decimate dall’invasore spagnolo, di sopravvivere in condizioni di grave deprivazione.

Si trova in special modo nei negozi equosolidali

Per ulteriori informazioni vai a:

http://it.wikipedia.org/wiki/Chenopodium_quinoa

 

Per cucinarla vi potete sbizzarrire

siti numerosi

 

vai a

http://www.letribu.it/bottega_quinoa_ricette.asp

 

http://www.buttalapasta.it/articolo/ricette-primi-piatti-quinoa-con-verdure/9449/

 

http://www.buttalapasta.it/articolo/ricette-estive-taboule-di-quinoa/3946/

 

e tanti altri

 

Un sito particolarmente curato per consigli per una ottima alimentazione di qualità è

http://www.ilpastonudo.it/

per ricette interessanti

http://www.ilpastonudo.it/indice/

 

Tratteremo in seguito

 

Famiglia delle Graminaceae o Poaceae

Comprende i nostri amati cereali, grano, riso, orzo, mais, avena, segale, farro, sorgo, kamut etc.

 

Famiglia delle Polygonaceae

Grano saraceno (Fagopyrum), Romici (Rumex varie), Rabarbaro (Rheum)

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