Micoeditoriale Luglio 2012
Cari amici della Micomedicina, anche questa estate sta passando ad ampie falcate, e fra un campionato europeo che si archivia con una mezza delusione e una stagione fungina che si preannuncia anch’essa in maniera deludente come una “mezza stagione”, non ci resta che consolarci con i funghi medicinali che invece impazzano sul web e anche nelle riviste scientifiche con recensioni e studi originali. L’interesse crescente e le evidenze scientifiche spesso si accompagnano a gruppi economici che sono interessati esclusivamente al business, e anche questo è un campo in espansione esponenziale, con tutti i pro e i contro del caso, ma anche con tante energie ed entusiasmi che andrebbero canalizzati e guidati per il fine generale che deve essere il miglioramento della salute collettiva attraverso l’uso di prodotti e di discipline naturali come la Micomedicina.
La Micomedicina come istituzione scientifica riempie un vuoto lasciato dalle istituzioni pubbliche e private che non sono interessate (ancora), o perché non intravedono applicazioni pratiche o perché schiave di un sistema economico chimico-farmaceutico. Eppure l’Italia è l’unico paese al mondo in cui nel SSN esistono figure sanitarie specializzate ad hoc (i micologi) che autorizzano altri ad alimentarsi con funghi spontanei ed addirittura possono aggiungere loro stessi, sulla base di evidenze scientifiche locali, nuove specie tra quelle commestibili e che intervengono negli ospedali per orientare i medici sulla specie responsabile nel caso di intossicazione da funghi al fine di poter meglio indirizzare la terapia. Quindi tutto questo interesse delle istituzioni sanitarie dall’ambito alimentare dovrebbe facilmente tradursi in quello farmacologico, visto quanto accade all’estero, ed invece no, non se ne può parlare, i medici dei servizi delle ASL preposti, come nel caso del sottoscritto, devono solo ammonire sui rischi dall’ingestione da funghi velenosi e al massimo fare educazione sanitaria tramite corsi, e non ne devono parlare o meglio si può anche, premettendo sempre e comunque che si tratta di studi sperimentali (oddio allora vuol dire che i giapponesi che da oltre 20 anni li utilizzano nel trattamento dei tumori negli ospedali pubblici sono dei folli irresponsabili) e mai promuovere qualcosa di scientificamente più serio perchè poi si invadono altri campi, come quello dei clinici, o è fuori dal mandato istituzionale e non ci sono i soldi e se poi è farmaco non è più alimento e quindi non ci compete etc etc…insomma tutto molto ottocentesco e francamente nauseante.
Questa è la ragione di fondo della creazione della ONLUS di Micomedicina ed è per questo motivo che ci proponiamo di fare informazione micologica e medica OBIETTIVA: dobbiamo porci come riferimento scientifico ai medici culturalmente aperti e ai micologi, promuovendo studi scientifici e sperimentali INDIPENDENTI e che possano farci dire al mondo, noi che siamo da sempre la culla della micologia e della medicina naturale, GUARDATE CHE ESISTIAMO ANCHE NOI!
Per quanto detto tramite il Comitato Scientifico stiamo lavorando a grandi progetti e ne avrete presto notizie da queste pagine.
Andiamo al mese editoriale, il primo articolo che vi voglio proporre che si aggancia a quanto sopra sull’obiettività scientifica è l’ultima revisione sistematica (2012) con il database più importante al mondo (il Cochrane) sul Ganoderma lucidum nel trattamento del cancro; a dire il vero le indicazioni antitumorali per il ganoderma, forse il fungo più noto e importante al mondo, sono molto relative, tuttavia, pur evidenziando che non vi siano dati che possano giustificare l’utilizzo del Ganoderma l. come prima linea nella cura del cancro, può essere somministrato come alternativa in supporto ai trattamenti convenzionali in considerazione della potenzialità di stimolare la risposta immunitaria al tumore. Nel secondo articolo si rappresentano le due facce della ricerca sul tumore, una quella dei grandi investimenti sulla genetica (e con scarse applicazioni immediate) da una ricerca pubblicata lo scorso anno su Nature: un gruppo di studiosi americani ha creato in laboratorio una molecola che, riuscendo a far ignorare i geni del cancro il loro “manuale di istruzioni interne” blocca la proliferazione di cellule cancerose. L’altro invece è dall’evidenza pratica dove è stato osservato che gli inibitori della pompa protonica, gli antiacidi utilizzati nei gastropatici, avevano un effetto distruttivo nei confronti del tumore perché il tumore per funzionare vuole un ambiente acido e quindi bloccando la fonte di ioni h+ attraverso l’inibitore, si autodistrugge digerendosi. Tutto ciò avviene anche con i funghi che modificano l’ambiente alcalinizzandolo ma in maniera più graduale e più profonda tramite gli enzimi. L’articolo citato finisce auspicando che gli antiacidi diventino la nuova chemioterapia……a parte il prezzo degli antiacidi che possibilmente decuplicherà, si accettano scommesse che di questo articolo e dei ricercatori nei prossimi anni non ci sarà più traccia. Il terzo articolo un po’ curioso è sull’assunzione di supplementazione alimentare di Vitamina D, di moda in USA, associato ad un aumento di cadute e delle fratture nelle pazienti anziane, quasi per dire: volete prevenire eccovi serviti ! E sulla stessa falsariga, che distrugge il mito della supplementazione esasperata di vitamine, anch’essa di eorigini statunitensi, arriva dallo studio Select: la supplemetazione di sola Vitamina E è associata ad un aumento del rischio di cancro alla prostata mentre assieme al selenio il rischio è diminuito, testimoniando, ancora una volta, come sui cancri, il ruolo degli oligoelementi è molto più decisivo delle vitamine che necessitano di molteplicità di fattori per agire. Il quinto ed ultimo si aggancia a quello degli antiacidi e nasce dalla considerazione già fatta della dipendenza dalla glicolisi in anaerobiosi delle cellule cancerose per l’esaltato fabbisogno energetico, e che è stata utilizzata, analogamente all’inibitore della pompa protonica, utilizzando un bloccante metabolico del glucosio nel cancro al fegato: il 3 bromopiruvato con gli stessi effetti: esaurimento energetico della cellula tumorale e induzione di apoptosi. Insomma gira che ti rigira, per il cancro si parla sempre delle stesse modalità nelle quali i funghi hanno le più importanti, più profonde e stabili azioni.
Buone vacanze a tutti
Dott Maurizio Bagnato{jcomments on}
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