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Micoeditoriale Gennaio 2013

 

MICOEDITORIALE GENNAIO 2013

“ Sclerosi Multipla”

Cari amici della Micomedicina eccoci di nuovo qui con voi, con un Nuovo Anno che si apre

con i Migliori Auspici e con tante idee. Molti di voi si chiederanno se siamo impazziti, visto

l’andazzo generale, ma è proprio in questi momenti che serve un po’ di Sano Ottimismo, guardare il

bicchiere mezzo pieno…perché possono toglierci tutto ma non la libertà di condividere conoscenze e

una certa visione del mondo…Tanto per cominciare cambiamo il senso del micoeditoriale che sarà

monotematico su una patologia per la quale vi sarà un fungo di base insieme ad altri articoli su rimedi

naturali che faranno da “spalla” all’articolo originale sull’approccio della Micomedicina pubblicato

sul paginone centrale e che ci accompagnerà per tutto il mese. Con questo si cercherà di stimolare la

discussione ed il dibattito sulla Micomedicina soprattutto “dagli addetti ai lavori” oltre ad organizzare

meglio il materiale scientifico. Per questo motivo rinnovo comunque a tutti l’invito alla critica

costruttiva e anche distruttiva: tutto fuorché il silenzio !! Dobbiamo crescere insieme ed è una

questione di sopravvivenza culturale; in molte circostanze critiche della storia gli italiani hanno

dimostrato si sapersi re-inventare con genialità e sacrificio; noi siamo persone normali con il pallino

dello studio e con la volontà di voler fare qualcosa per gli altri; identificandolo in un nuovo un modo

di vedere la salute e la genesi delle malattie, che prospettato sotto forma di una continua ricerca nel

macro e micro dell’equilibrio simbiotico mediato dai funghi, può fornire una chiave di lettura nuova

ed originale di integrazione delle medicine, chiamandola così Micomedicina. E cominciamo con una

patologia di grande impatto socio-sanitario e di ricerca, la Sclerosi Multipla.

Il fungo di riferimento è l’Hericium erinaceus, (sezione D) detto anche criniera di leone, dagli autori

anglosassoni (considerandone la forma ed il colore), è un fungo lignicolo che cresce anche dalle

nostre parti, ed è utilizzato per problemi GI e tumori, e nel caso della SM, grazie agli studi degli

autori Giapponesi, si è dimostrato stimolare la produzione di NGF (Neuronal Growth Factor) (quello

del Nobel della compianta Levi Montalcini recentemente scomparsa) che è uno dei fattori principali

implicati nella neurodegenerazione. Si è dimostrato, come indicato nell’articolo del francese Donatini

dal titolo emblematico “Hericium erinaceus : sulle proprietà essenzialmente dipendenti dal

NGF”, che il corpo fruttifero dell’ Hericium tramite il NGF, possa stimolare i processi di

mielinizzazione oltre ad avere effetti protettivi, su assoni e mielina, sopprimendo i processi

infiammatori immunomediati e cambiando la risposta immunitaria verso un’azione soppressiva e

anti-infiammatoria (TH2).

Un altro grande supporto terapeutico a cui sono molto affezionato, è la Vitamina D (sez. A) sono ben

tre gli articoli selezionati per voi sul rapporto tra SM e carenza di Vitamina D. Il primo recente

statunitense finanziato ai massimi livelli (NIH, NINDS, GlaxoSmithKline e Biogen) ha

incontrovertibilmente dimostrato una correlazione tra bassi livelli ematici di Vitamina D ed un

aumento del numero di lesioni cerebrali ed un aggravamento della SM, in più uno studio su 500

pazienti con SM ha dimostrato che per ogni aumento di 10 nanogrammi per millilitro di vitamina D

nel sangue diminuiva il rischio di nuove lesioni del 15%. Dando quindi una prospettiva di un uso

terapeutico (e noi sappiamo quale Vitamina D dare !!). L’altro è uno studio piuttosto datato (2000)

ma molto importante pubblicato sul Lancet Neurology e riguarda una review internazionale di dati

epidemiologici che ha individuato i tre motivi per cui la carenza di Vitamina D costituisce un fattore

di rischio per la SM: la frequenza di SM aumenta alle latitudini più alte, la prevalenza alle altitudini

più alte è inferiore all’attesa nelle popolazioni che consumano più pesce grasso, il rischio di SM

diminuisce nelle popolazioni che si trasferiscono e vivono alle latitudini più basse. Altri studi

evidenziano una stretta correlazione tra bassi livelli di 25(OH)D e rischio di sviluppare la SM e di

come il rischio di sviluppare la SM diminuisca significativamente all’aumentare dei livelli di

25(OH)D. L’ultimo è un’intervista di una giovane ricercatrice italiana dell’ISS MC Gauzzi presente

all’ECTRIMS 2011 (european committee for treatment and research in MS) che illustra gli studi sul

rapporto Vitamina D e SM in relazione alle cellule dendritiche che istruiscono i linfociti verso una

tolleranza o all’autoaggressione immunitaria; ipotizzando l’incapacità delle cellule dendritiche di

sintetizzare o rispondere alla Vitamina D contribuendo alla patologia autoimmunitaria che sostiene la

neurodegenerazione. In questo caso la Vitamina D e l’ Interferone cooperano nel limitare la patologia.

Lo studio sta comparando il metabolismo e l’attività della vitamina D e della sua relazione con INF,

in cellule dendritiche di soggetti sani e con la SM.

Altro grande capitolo (sez B) sono gli Oli e gli Acidi grassi nella SM, in primis (vedi articolo OLI e

Acidi Grassi nella SM) l’Olio di Canapa che ha dimostrato, grazie al rapporto ottimale di 3:1 di

acidi grassi essenziali polinsaturi della famiglia omega 6/3, capacità antinfiammatorie e

immunomodulanti. Inoltre l’olio di canapa contiene tocoferoli (Vitamina E) antiossidanti naturali,

fitosteroli e alcuni componenti della famiglia dei cannabinoidi quali il Tetraidrocannabinolo (THC) e

il Cannabidiolo (CBD) che, pur non avendo capacità psicoattive, agiscono sui cannabinoidi endogeni

che oltre a modulare la risposta immunitaria, attivano recettori e trigger neuronali che migliorano la

trasmissione dell’impulso nervoso innalzando la soglia del dolore neuromuscolare. Quanto sopra

può essere molto utile nella SM, tant’è che nel Veneto (Vedi 2° articolo), dopo Toscana e Liguria è

stata recentemente autorizzata la distribuzione gratuita in farmacia e ospedali di preparati galenici a

base di cannabinoidi in particolare proprio per i soggetti affetti da SM. Altro articolo (3°) nella

sezione è la Cura della SM con le foglie d’olivo, attraverso uno studio spagnolo pubblicato sul

British Journal of Pharmacology, nel quale l’acido oleanolico sembra attenuare i segni clinici della

SM (controllo muscolare, peso, sopravvivenza) come i processi immuno-infiammatori in animali da

esperimento. Un altro articolo di questa sezione (4°) dal titolo Acidi grassi e Omega 3 ribadisce

l’importanza di alcuni polisanturi (PUFA) omega 3 che non possiamo sintetizzare, la via

preferenziale di assunzione che è quella vegetale (legumi, semi e frutta secca) e la necessità di

assumerli crudi per la facile denaturabilità con il calore. Il rapporto SM e Omega 3 è riportato da un

altro articolo di qualche anno fa riguardante uno studio su 16 pazienti con diagnosi recente di SM, ai

quali fu somministrata un’integrazione vitaminica giornaliera + omega 3 di 900 mg a base di EPA

400 mg (acido eicosapentaenoico) e DHA 500 mg (acido docosaesaenoico) che mostrarono nei

successivi due anni una riduzione significativa delle riacutizzazioni annuali e un aumento del 25% di

valutazione del grado di disabilità. E’ un capitolo molto vasto oggetto di grandi interessi economici,

personalmente se c’è un razionale terapeutico con il miglior rapporto costi-benefici, in associazione

con altri prodotti e secondo gli steps della Micomedicina, si può ritrovare nell’Olio di Canapa. Un

ultimo articolo (6°) dal titolo Omega 3 permette di puntualizzare alcuni aspetti spesso nascosti dalle

aziende: gli EPA e DHA possono essere sintetizzati dal nostro organismo essendo il corpo umano

capace di produrre tutti gli acidi grassi necessari eccetto due l’acido linolenico (LA) un omega 6 e

l’acido alfa linolenico (ALA) un omega 3 che devono provenire interamente dalla dieta; ma gli ALA

e LA sono in competizione tra di loro in quanto metabolizzati dallo stesso enzima (delta 6 desaturasi)

ed essendo tutti e due essenziali, pur assunti con un rapporto ideale 3.1 fra omega 6 e 3, è difficile

che tale rapporto si concretizzi senza una alimentazione attenta e una dieta adeguata. Alla fine quello

che conta è la qualità degli alimenti oltre a quella del prodotto.

(SEZ C) Criptopirroluria e SM apre la sezione dedicata ad un un’ampia rassegna sulla SM. La

Criptopirroluria è una condizione determinata geneticamente in cui vi è un’alterata degradazione

dell’emoglobina e della mioglobina che provoca una presenza di pirroli e di porfirine nell’urina. Il

Piridossal fosfato è la Vitamina B6 e interviene come coenzima nel metabolismo in particolare degli

AA attraverso l’utilizzo di uno ione metallico per stabilizzare la base di schiff. La Vitamina B6

interviene inoltre nel metabolismo cellulare di carboidrati, proteine e grassi oltre alla sintesi di

neurotrasmettitori (GABA dall’acido glutammico, NAD e serotonina dal triptofano, tiroxina dalla

dopamina). La maggior fonte alimentare della B6 è il lievito secco ed i sintomi di carenza si

manifestano con dermatiti, lesioni alle mucose, astenia e anemia. Nella Criptop. con i pirroli

vengono persi nell’urina , perché legati con loro, anche la Vitamina B6 e lo Zinco, oltre ed in misura

minore altre vitamine come la B3 e la C, manganese , magnesio e acidi grassi polinsaturi. Un deficit

di B6 può essere una con-causa di SM come indicato nel proseguio degli articoli (2) sulla SM.

Significativo delle prospettive più avanzate di ricerca, è l’articolo inserito in questa sezione c) sulla

Nanoparticella che impedisce l’attacco alla mielina nella SM: questa particella è composta da acido

lattico e acido glicolico ed è stata in grado, su modello animale, di trasportare un antigene che aiuta il

sistema immunitario a riconoscere come propria la mielina e quindi a non attaccarla.

(Sez E) Correlazione tra CCSVI e Sclerosi Multipla la ricerca del Prof Zamboni ha individuato in

una sindrome vascolare interessante il distretto venoso cerebrale (CCVSVI Chronic cerebrospinal

venous insufficiency) una forte correlazione con la SM, e per la quale è in sperimentazione in tutta

Italia un tipo di intervento chirurgico di disostruzione venosa intracerebrale analogo a quanto si fa

normalmente alle gambe per le vene varicose. In realtà, quanto rilevato mediante tramite venografia

con catetere successiva al doppler venoso, ha evidenziato un’inversione del flusso venoso che tende

ad andare verso l’alto e non a scendere, insieme a depositi di ferro attorno alle vene dove maggiore è

il fenomeno e con conseguente restringimento delle stesse. Secondo il Prof. Zamboni è un unico

fenomeno correlato alla SM, non dandone però alcuna spiegazione fisiopatologica, i risultati degli

interventi effettuati ancora non sono disponibili. Sono interessanti le osservazioni di Zamboni (sulla

terapia si vedrà in futuro); c’è tuttavia una persona, Rudolf Steiner, che circa un secolo fa parlando

dei processi dell’argento come affini a quelli anabolici, diceva che questi agiscono nei liquidi interni

dominati dalla Luna e come la Luna domina le maree seguono le leggi del corpo eterico (forma) che

influenzano la tendenza centrifuga del sangue, la spinta ascensionale di tutti i liquidi organici e degli

organi. Un organismo che cresce (anabolico) cresce anche a livello cerebrale e negli adulti a causa di

un intenso utilizzo dello stesso per lavori intellettuali, ha bisogno di maggiori liquidi che apportano

sostanza e che danno anche la forma a livello embrionario (rotondeggiante come il liquido che lo

nutre). Ma siccome il cervello è racchiuso nella scatola cranica non può ipertrofizzarsi nell’adulto

come farebbe un muscolo che lavora come quello dell’atleta, e d’altra parte non è formato da fibre

muscolari, quindi può solo aumentare le sinapsi invisibili e creare nuovi circuiti, ma quello che ha

visto il prof. Zamboni è solo l’effetto di questo intenso lavoro cerebrale che ha causato un

iperafflusso di sangue: cioè le vene varicose nel cervello. E’ l’ipotesi di Steiner sulla spinta

ascensionale dei liquidi dominati dalle fasi Lunari che dà un senso alle osservazioni di Zamboni, e se

i depositi di ferro fossero di argento ne sarebbe una ulteriore conferma. D’altra parte che le SM

colpisca molto più donne e in età fertile, più sensibili alle fasi lunari era cosa risaputa, e che l’argento

è il metallo più diffuso sulla terra grazie all’acqua dove è presente per quasi 2 milioni di tonnellate e

che si tratta spesso di giovani donne intellettualmente molto attive ma poco sportive e poco fertili

e….il resto lo saprete leggendo l’articolo sull’approccio della Micomedicina alla SM.

Buona Lettura e mi raccomando commentate!!

Dott Maurizio BAGNATO

www.micomedicina.com

SM e vitamina D

California – Bassi livelli ematici di vitamina D sarebbero associati ad un aumento del numero di lesioni

cerebrali e un aggravamento della sclerosi multipla (SM). E’ uno studio statunitense pubblicato su

Annals of neurology a suggerire un potenziale legame tra l’assunzione di vitamina D e l’aggravarsi della

malattia. La ricerca mostra una forte correlazione tra i livelli di vitamina D nel corpo, misurata

attraverso prelievi di sangue, e le caratteristiche lesioni cerebrali dovute alla SM, misurate con la

risonanza magnetica. Per ora non ci sono prove che l’assunzione di integratori a base di vitamina D

possano evitare questi sintomi, ma è chiaro che una correlazione esiste. Nei pazienti con SM il sistema

immunitario attacca il rivestimento delle fibre nervose (la mielina) e il midollo spinale. Quando la

mielina viene attaccata l’infiammazione interferisce con la trasmissione dei messaggi neuronali,

attività che si presenta a livello di risonanza magnetica come una lesione a placche, più o meno estesa.

Per questo studio il Dott. Mowry ei suoi colleghi hanno utilizzato i dati di circa 500 pazienti con SM,

scoprendo che per ogni aumento di 10 nanogrammi per millilitro di vitamina D nel sangue il rischio di

nuove lesioni scende del 15 per cento. Livelli elevati di vitamina D sono dunque stati associati con un

livello di disabilità associato alla malattia decisamente inferiore. Alcuni studi precedenti avevano già

suggerito che bassi livelli di vitamina D fossero associati ad un aumentato rischio di recidiva in alcuni

pazienti SM, dunque si tratterebbe di un’ulteriore conferma del ruolo della vitamina nella malattia.

L’assunzione della vitamina D potrebbe dunque migliorare la vita dei pazienti con SM, ma prima che

l’assunzione della vitamina diventi una prassi terapeutica dovranno essere svolti approfonditi studi

clinici. “La gente pensa che la vitamina D sia sempre disponibile, e che sia sicura” spiega Mowry. “Ma la

vitamina D è un ormone, e qualsiasi farmaco ha bisogno di essere testato prima di essere prescritto.

Questa è la ragione principale per cui stiamo eseguendo uno studio randomizzato di supplementazione

di vitamina D”.

La ricerca è stata finanziata da sovvenzioni dal National Institutes of Health National Institute of

Neurological Disorder

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