Privacy Policy Alzheimer e demenza: funghi aiutano a combattere declino cognitivo - Micomedicina

Alzheimer e demenza: funghi aiutano a combattere declino cognitivo

Alzheimer, studio afferma che 300 g di funghi a settimana aiutano a ridurre fino al 50% possibilità di essere colpiti dai primi sintomi di Alzheimer e demenza.

Alcune specie di funghi, in particolare i Porcini, sono particolarmente ricchi di Ergotioneina, una delle sostanze che si riescono a implementare con il metodo brevettato dal Dr Bagnato (Funghi officinali), un potente antiossidante e antinfiammatorio di cui ne abbiamo parlato diffusamente in precedenza, la cui duplice azione antiossidante e antinfiammatoria agisce su tutte le cellule in particolare quelle maggiormente sottoposte a stress ossidativo come quelle della retina prevenendo la cecità, dell’endotelio dei vasi prevenendo l’aterosclerosi e quelle nervose come nella ricerca del Prof. Lei Feng che in uno studio durato ben 6 anni dal 2011 al 2016 su una campione di 600 anziani,  dimostra come mangiare funghi possa portare vantaggi anche nel frenare il declino cognitivo.  Questo studio realizzato da un team di ricerca del Dipartimento di Medicina Psicologica e di Biochimica della Yong Loo Lin School of Medicine dell’Università di Singapore (NUS), guidato dal dott. Lei Feng è stato pubblicato sul Journal of Alzheimer’s Disease ed ha suscitato molto clamore negli ambienti scientifici. Vedi PDF allegato + altro PDF sulla Vitamina D2 (Morello et al. 2018) presente nei funghi, anch’essa presente in buone concentrazioni solo nei Funghi officinali con caratteristiche e proprietà terapeutiche e preventive simili per le cellule nervose .

Tornando alla ricerca, questa  afferma che gli anziani che consumano più di 2 porzioni di funghi a settimana, per un totale di circa 300 grammi, hanno il 50% in meno di possibilità di incorrere nel deterioramento cognitivo lieve (MCI – Mild Cognitive Impairment). Per la loro analisi i ricercatori hanno osservato un gruppo di circa 600 anziani cinesi residenti a Singapore misurandone i parametri fisici e i segnali del declino cognitivo per un periodo di 6 anni.

Gli MCI sono correlate al fisologico declino cognitivo associato all’invecchiamento ma possono essere anche le prime avvisaglie dell’insorgenza di demenza e Alzheimer. I sintomi più comuni sono: perdita di memoria, difficoltà di linguaggio, visive e di movimento. Tali manifestazioni di deterioramento delle funzioni celebrali possono essere individuate solo attraverso test neuro psicologici basati sulla Wechsler Adult Intelligence Scales (WAIS) utilizzata anche nella determinazione del IQ. Gli esperti stimano che una volta che questi sintomi si sono manifestati la possibilità di incappare in una qualche forma di demenza aumenta nell’arco dei 4 anni successivi.

I ricercatori hanno individuato le tipologie di funghi che hanno un impatto maggiormente positivo nel prevenire l’insorgenza dell’Alzheimer e altre malattie degenerative del cervello. Tra questi figurano: Enokitake (Flammulina velutipes), Pleurotus ostreatus (orecchione o fungo ostrica), Lentinula edodes, funghi secchi e in scatola etc etc. Tutti questi funghi contengono una sostanza un aminoacido chiamato ergotioneina che ha una potente funzione antiossidante e antinfiammatoria. Gli esseri umani non riescono a produrre questa sostanza ma possono assimilarla a livello intracellulare attraverso un trasportatore trans-membrana specifico esplicando dapprima l’azione antiossidante, poi saturando tutte le cellule preservandole così dal danno ossidativo, le quantità in eccesso cominciano a funzionare come antinfiammatori nel compartimento extracellulare ed nei tessuti proprio laddove l’ossidazione (in particolare dei grassi e dei mucopolisaccaridi) ha creato i maggiori danni come nelle articolazioni e negli altri organi prevenendo artrosi, artriti, tumori e cardiopatie.

I funghi sono comunque la scelta migliore quando si tratta di proteggere la salute del cervello in quanto offrono anche altri nutrienti importanti, come la Vitamina D2, che inibiscono la produzione di beta-amiloide e proteina Tau associate all’Alzheimer.  “Questa correlazione è sorprendente ed incoraggiante. Sembra che un singolo ingrediente così facilmente disponibile possa avere un effetto importante sul declino cognitivo” ha dichiarato il professor Feng.

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