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Coltivare il Pleurotus ostreatus

Coltiviamo il fungo ostrica (Pleurotus ostreatus)

Il fungo ostrica (Pleurotus ostreatus) sta conquistando una popolarità maggiore dei prataioli (champignon). In confronto a loro ha un gran vantaggio – lo scambio con l’Amanita phalloides (nota anche come Tignosa verdognola) è escluso.

Il fungo ostrica è ricco di vitamine, aminoacidi e sali minerali che proteggono il corpo umano dalle azioni delle sostanze tossiche. Aiuta l’abbassamento di colesterolo nel sangue. È un alimento a basso valore energetico, per questo è adatto nelle diete dimagranti. Si suppone che abbia anche effetti antitumorali.

Istruzioni per la coltivazione del fungo ostrica (Pleurotus ostreatus)

Avete due possibilità di come coltivare il fungo ostrica – o lo coltiverete su paglia nei sacchetti di plastica o su ciocchi di legno.

Coltivazione su paglia nei sacchi di plastica

Prima preparate la paglia. Prima dell’inoculo la dobbiamo sterilizzare per eliminare i batteri, le spore di muffe e di altri funghi. Per la sterilizzazione avete due possibilità:

  1. Mettete la paglia in un contenitore più grande (un calderone o una vecchia pentola), aggiungete dell’acqua e scaldatela per 1 ora a temperatura di 100°C. Dopo lasciate raffreddare la paglia fino a temperatura di 20–25 °C.
  2. La seconda possibilità (e molto più semplice) è quella di mettere la paglia in un grande contenitore, aggiungere l’acqua bollente e lasciarla così fino a quando si raffredda. Dopo scolate l’acqua e di nuovo aggiungete dell’acqua bollente. Quando si raffredda alla temperatura di 20–25 °C, è pronta per l’inoculo.

L’inoculazione del substrato (paglia) si svolge così: in un grande sacco mettete a turno una volta lo strato di paglia e un’altra il micelio per l’inoculo. Una confezione di micelio basta per 15–20 kg di paglia inumidita che corrisponde a un sacco di plastica di una grandezza circa 50×100 cm. Dopo che avrete riempito il sacco, legatelo. Con una lametta o con un coltello fate nel sacco dei grandi tagli di 3–5 cm, circa 10 tagli per sacco. Se coltivate i funghi in un ambiente con un basso tasso d’umidità, fate piuttosto meno tagli (e secondo la necessità poi ne farete altri). Dopo l’inoculo spostate il sacco in penombra (perché non gli arrivi il sole diretto). La temperatura ideale per la coltivazione del fungo ostrica è di 15–20°C. Più è alta la temperatura, più velocemente cresce il fungo (e più velocemente si consumano le sostanze nutritive della paglia). Per questo è opportuno tenere la temperatura secondo di quanti funghi avete bisogno al momento. Se il fungo ostrica produce più di quanto siete capaci di consumare, spostatelo in un posto più fresco. Se avete bisogno di più funghi, mettetelo in un posto più caldo. Il fungo ostrica produce per 3–4 mesi, poi si esauriscono le sostanze nutritive nel sacco e bisogna preparare una nuova coltura (si può fare anche inoculando la vecchia paglia con il micelio nuovo). Da una confezione si possono produrre circa 2–4 kg di funghi.

La coltivazione su legno

Il fungo ostrica cresce in natura sul legno di latifoglie. Per questo lo potete coltivare anche su ciocchi di legno lunghi 30–80 cm. Vanno bene i ciocchi di tutti i tipi di latifoglie (non le conifere!). Il legno non deve essere stato tagliato più di sei mesi fa. Sono molte le possibilità di come inoculare il ciocco. L’essenziale è che il micelio venga a contatto con il legno, in modo che il fungo possa iniziare a crescere in esso. Potete fare dei fori nel ciocco con un trapano oppure farci dei tagli dove poi metterete il micelio da inoculo. Dopo mettete i ciocchi in un sacco e lasciate crescere il micelio in modo che impregni tutto il ciocco. Poi sotterrateli di 1/3 in un angolo del vostro giardino all’ombra. Nel caso di siccità, spruzzateli con l’acqua. I ciocchi di legno producono per 2–5 anni (dipende dal valore nutritivo del legno).

Funghi contro l’effetto serra

Funghi contro l’effetto serra

Quando il suolo di queste foreste si riscalda, i funghi che crescono sul materiale secco producono molto meno CO2 di quelli che prosperano nel suolo più freddo ma umido

Un aiuto insperato contro il riscaldamento globale viene dai funghi delle foreste boreali che coprono Alaska, Canada, Scandinavia e altre regioni settentrionali: lo afferma una ricerca condotta da ecologi dell’Università della California a Irvine, che illustra le proprie scoperte in un articolo pubblicato sulla rivista Global Change Biology.

Quando il suolo di queste foreste si riscalda, i funghi che si alimentano del materiale secco delle piante morte producono molto meno biossido di carbonio di quelli che prosperano nel suolo più freddo e umido. Questa è stata una sorpresa per i ricercatori, che si aspettavano che il suolo più caldo ne rilasciasse anzi quantitativi maggiori, dato che una temperatura bassa dovrebbe rallentare i processi con cui i funghi convertono il carbonio presente nel suolo in biossido di carbono.

La conoscenza del ciclo del carbonio delle foreste – e in particolare di quelle dell’emisfero boreale, che si stima contengano il 30 per cento circa di tutto il carbonio presente nel suolo del pianeta – è essenziale per le previsioni climatologiche.

“Nelle foreste boreali ‘secche’ non stiamo assistendo quindi a un circolo vizioso di riscaldamento, ma il contrario: l’attuale riscaldamento previene un ulteriore riscaldamento futuro?, ha detto Steven Allison, che ha diretto lo studio.

I ricercatori hanno condotto i loro esperimenti in una foresta in prossimità della città di Fairbanks, in Alaska, approntando una serie di serre e di ?gabbiotti? di controllo. All’inizio della bella stagione, a metà maggio, la temperatura dell’aria e del suolo era la stessa in tutte le strutture, ma dopo la loro chiusura, nelle serre la temperatura dell’aria è salita di 5° e quella del suolo di 1°.

Monitorando temperatura, umidità e livelli di biossido di carbonio, i ricercatori hanno scoperto che le serre calde producevano circa la metà del CO2 liberato nelle altre strutture.

L’analisi del suolo ha così rivelato che nel terreno delle serre era attiva circa la metà dei funghi che producevano il gas nelle strutture di controllo. (gg)

Fonte: http://lescienze.espresso.repubblica.it/

INFLUENZA PANDEMIC (H1N1) 2009 (64): CANADA, VACCINATION UPDATE

Archive Number 20091005.3457
Published Date 05-OCT-2009
Subject PRO/AH> Influenza pandemic (H1N1) 2009 (64): Canada, vaccination update

 

INFLUENZA PANDEMIC (H1N1) 2009 (64): CANADA, VACCINATION UPDATE *************************************************************** A ProMED-mail post <http://www.promedmail.org> ProMED-mail is a program of the International Society for Infectious Diseases <http://www.isid.org>  Date: Sun 4 Oct 2009 Source: The Canadian Press (CP) [edited] <http://www.google.com/hostednews/canadianpress/article/ALeqM5gPz7AwhAlmZF7pAyHmP0GWejWPHg>   No need to change vaccine policy based on Canadian flu data: WHO ---------------------------------------------------------------- International influenza vaccine experts are apparently not convinced   that Canadian researchers have found a true link between getting a   seasonal flu shot and catching swine flu [see: ProMED-mail posting   "Influenza pandemic (H1N1) 2009 (59): Canada, vaccination   20090929.3400"]. The consensus that emerged from a World Health   Organization (WHO) teleconference Friday [2 Oct 2009] on the   controversial data seemed to be that the Canadian findings are likely   due to some confounding factor or factors in the data themselves and   may not reflect a real increased risk, according to a WHO official who   helped pull together the meeting.  "From a WHO point of view, the fact that the findings are not   replicated in other countries I think is reassuring for us that this   is an outlier, if you like, the unexpected findings that are coming   out of Canada," said David Wood, coordinator of the quality, safety,   and standards team of WHO's department of immunization, vaccines, and   biologicals. "Most people are still looking at this as some sort of   undetected confounding in the data, that for some reason is giving the   results that are there."  In an interview from Geneva, Wood was diplomatic. But when pressed, he   did admit most experts on the call didn't seem to believe that the   unpublished study, based on data from British Columbia, Quebec, and   Ontario, had found a true link between getting a seasonal flu vaccine   and having an increased risk of coming down with a mild case of H1N1   flu. "Well, yeah," he said. "It's a totally unexpected finding." "So I   think people do then try to think: 'Well, why is this happening? Are   there some effects that are just not being detected that are really   behind this?' Because it is an unexpected finding. That's the way   people tend to think."  The work, which is [reportedly] being considered for publication by a   medical journal, contributed to decisions by most provinces and   territories to stagger or delay their seasonal flu shot efforts this   fall [2009]. Instead of launching full-fledged seasonal flu vaccine   programs in October [2009], most have announced they will offer   seasonal shots in October only to seniors -- who aren't currently at   high risk from the pandemic H1N1 virus -- and residents of long-term   care facilities. After pandemic vaccination efforts are completed,   most of those provinces plan to offer seasonal vaccine more broadly.  A couple of jurisdictions -- Quebec and Nunavut -- will wait until   after they've completed their pandemic vaccination efforts before   offering seasonal flu shots. At the other end of the spectrum, New   Brunswick is going ahead with its regular seasonal flu shot campaign   before offering pandemic flu shots.  The Canadian findings, which are reportedly mirrored in data from   Manitoba as well, suggest that people who got a flu shot last fall   [2008] were twice as likely as people who didn't to contract swine   flu. But the association, if it is real, is to mild disease. There is   no evidence that people who got seasonal flu shots are more prone to   develop severe illness if they catch the new H1N1 virus.  Scientists from the United States, Britain, and Australia have looked   at their data but didn't see the same effect. A number of scientists   have speculated that the Canadian data may have some built-in   confounders -- factors that can produce false results. For instance,   if people who get flu shots are also more likely to seek a diagnosis   of swine flu if they get sick, that could make it seem like more of   them got the illness when in fact what happened is that more of their   illnesses were recorded.  But if the Canadian results are due to some statistical flaws or   selection biases, no one on the 4 1/2-hour teleconference was able to   put a finger on what exactly the problem is, Wood acknowledged. And he   admitted there may not be a satisfactory answer to that puzzle in the   foreseeable future. "It didn't seem very likely that we're going to be   able to ..... suddenly come up with the magic explanation as to why   the Canadian data are different to others," Wood said. "In the short   term, this is really probably as far as we're going to get."  New studies will likely be needed to get a definitive answer, he said.   Experts say there will need to be prospective studies -- following   people who get a flu shot forward -- rather than the retrospective   studies that produced the unusual findings. The evidence from   retrospective studies isn't considered as high quality as that   garnered from prospective studies.  In the meantime, a summary of the situation will be presented to the   WHO's Strategic Advisory Group of Experts on immunization, also known   as SAGE. The group, which meets later this month [October 2009], makes   recommendations for the WHO on vaccination policy. Wood said he   couldn't prejudge what the committee will decide, but said for the   moment it doesn't seem like the WHO needs to ask countries to change   their vaccination programs for this fall [2009]. "The fact that it's   just been seen in Canada at the moment, I don't think that that's   going to force global policy changes," he said.  [Byline: Helen Branswell]  -- Communicated by: ProMED-mail Rapporteur Mary Marshall  [Previously in ProMED-mail [Influenza pandemic (H1N1) 2009 (59):   Canada, vaccination 20090929.3400] it was reported that: "British   Columbia might suspend seasonal flu shots as early as Monday 28 Sep   2009 for people who aren't seniors, in the wake of a Canadian study   that suggests people who get the normal flu vaccine are twice as   likely to contract H1N1 [pandemic 2009] virus infection. Researchers   found that those who received the seasonal flu vaccine in the past   were more likely to catch H1N1 [pandemic 2009 virus] infection.   Several provinces, including Quebec, Alberta, Saskatchewan, Ontario,   and Nova Scotia, have suspended seasonal flu shots for anyone younger   than 65, and Quebec will postpone regular flu shots until January   [2010] New Brunswick, on the other hand, announced last week that it   will stick to its plans to offer seasonal flu shots in October [2009]."  The report above indicates that the Canadian experience is exceptional   and has not been observed elsewhere. The factors responsible have not   been identified so far and the WHO recommends that other countries   should not amend their vaccination strategies. Publication of the   relevant Canadian data is awaited, and the WHO Scientific Advisory   Group of Experts (SAGE) will review the situation later in the month   (October 2009). - Mod.CP]

 

FUNGHI PRATAIOLI, IL PARERE DEL NUTRIZIONISTA CARLO CANNELLA

FUNGHI PRATAIOLI, IL PARERE DEL NUTRIZIONISTA CARLO CANNELLA

mercoledì 13 febbraio 2008

Il fungo prataiolo o champignon è un organismo vegetale il cui corpo (micelio) è formato da filamenti (ife) costituiti da cellule prive di clorofilla. Il fungo champignon viene coltivato da più di cento anni dapprima in grotte su humus (terreno composto con materiale organico) e oggi in serra ove il terreno è sostituito da materiale sintetico più sicuro e asettico; da 1 quintale di materiale organico si ottengono oltre 40 kg di -champignon.

L’uomo ha utilizzato i funghi come alimento dai tempi più antichi, se si pensa che tracce di funghi sono state trovate in insediamenti dell’Età della pietra e Greci e Romani consideravano i funghi come leccornie anche se le testimonianze scritte dell’epoca hanno più a che vedere con i veleni che con i piaceri della tavola!

In effetti, il rapporto dell’uomo con i funghi è duplice e contraddittorio; da un lato la consapevolezza che molte tra le specie più comuni producono tossine ha indotto una prudenza ed un timore pienamente giustificati, dall’altro il ricco sapore – dovuto soprattutto al contenuto in acido glutammico e nucleotidi (una specie di versione naturale del dado da brodo) – ha indotto a non rinunciare al contributo che i funghi possono offrire nell’alimentazione di tipo mediterraneo. I funghi sono alimenti preziosi per variare la nostra alimentazione e gratificare il palato con nuovi sapori e profumi stuzzicanti senza sovraccaricarci di calorie. Da sempre fanno parte delle nostre abitudini alimentari e quindi si possono ritenere parte della “dieta mediterranea” ricca di alimenti vegetali: cereali, legumi, ortaggi e frutta, con un uso parsimonioso di formaggio, uova e carni, con l’olio d’oliva come condimento ed un buon bicchiere di vino per facilitare la digestione e per meglio sopportare lo stress della vita moderna.

Il risultato di questa prudenza dell’uomo nell’utilizzo dei funghi come alimento è la micologia, una scienza che ha alla base una classificazione di questi organismi considerati vegetali anche se particolari. Infatti, i funghi sono gli unici vegetali senza clorofilla, sarebbe a dire come un animale senza emoglobina!

I funghi, in quanto privi di clorofilla, sono incapaci di utilizzare la luce solare per sintetizzare le molecole organiche di cui hanno bisogno e soddisfano le loro necessità vitali utilizzando materiale in decomposizione (foglie, letame, insetti, aghi di conifere, etc.) oppure sottraendo quanto a loro necessario da altri organismi vegetali viventi prendendo connessione con le radici di alberi quali: pioppi, castagni, faggi, conifere, etc. Al primo gruppo appartengono i funghi coltivati e tra questi il prataiolo o champignon mentre al secondo tutti i funghi eduli o meno, che crescono nel bosco.

L’insieme delle conoscenze micologiche ha consentito all’uomo di coltivare i funghi su diversi substrati organici e di superare anche condizioni ambientali avverse mediante la inseminazione delle spore – cellule di sopravvivenza del fungo – così numerose da essere comunque statisticamente vincenti. Infatti, quando umidità, temperatura e ogni altro fattore diventano favorevoli, il micelio – cioè l’insieme di filamenti sotterranei che costituisce il corpo del fungo, fruttifica. Il fungo vero e proprio è quindi l’equivalente funzionale del frutto, così come le spore (minuscole cellule, invisibili ad occhio nudo, prodotte a miliardi da ogni fungo e localizzate tra le lamelle scure, sotto il cappello bianco) sono l’equivalente dei semi.

L’uomo da sempre è incuriosito da questo dono spontaneo del terreno, lo ha raccolto e per evitare i funghi velenosi, ha imparato ad identificarli e a coltivare le specie eduli; quindi l’ossessione classificatoria della micologia ha una ragione soprattutto pratica. Coltivare i funghi consente di poter disporre di un alimento gustoso e nutriente senza correre rischi di intossicazioni e tutto ciò oggi una realtà alla portata di tutti! Il fungo prataiolo o champignon è di colore bianco con cappello globoso dapprima, poi espanso (6-10 cm di diametro) con margini frangiati e talvolta ornato di piccole squame, ha consistenza carnosa; il colore vira lentamente al rosa a seguito di taglio e/o frattura; l’odore è caratteristico e gradevole. L’aroma del prataiolo è dovuto ad un alcol a 8 atomi di carbonio (1otten-3olo) che si forma per degradazione enzimatica dell’acido linoleico, un acido grasso essenziale per l’uomo presente nel fungo in quantità non elevate ma importanti per una corretta nutrizione. La componente aromatica si perde durante il procedimento di cottura per ossidazione del gruppo alcolico; anche il contenuto in acqua diminuisce con una resa in peso al termine della cottura di circa il 75% mentre il colore tende a scurirsi per ossidazione di composti di natura fenolica.

I funghi, anche se fatti di acqua per circa il 90% del peso fresco, hanno alcuni pregi non indifferenti: apportano poche calorie (20 kcal ogni 100 g), sono praticamente privi di grassi ed hanno un contenuto in proteine, notevolmente superiore sia come quantità che qualità agli altri alimenti di origine vegetale (vedi Tabella). In particolare le proteine del fungo prataiolo rappresentano una buona fonte di 2 aminoacidi essenziali: lisina e triptofano che sono notoriamente carenti nei cereali.

Una interessante proprietà nutritiva dei funghi coltivati è data dalla presenza di vitamine del gruppo B e tra queste della vitamina B12. Questa vitamina, di origine batterica, viene assunta dal terreno di coltivazione (composto stallatico) e può essere presente nei tessuti fungini da 30 a 65 μg/100 g in funzione dello stadio di sviluppo del fungo e/o del ciclo di fruttificazione. Pertanto il fabbisogno di questa vitamina, essenziale per il trofismo del tessuto nervoso e la maturazione dei globuli rossi, può essere soddisfatto con un parco consumo di funghi prataioli (pochi grammi); questo fatto è molto importante per coloro che seguono diete “vegane” cioè per i “vegetariani stretti” che escludono dalla loro alimentazione anche il latte e le uova. Quindi nei funghi prataioli c’è tanta acqua, poche calorie (ma attenzione alla quantità di condimento aggiunto!) e pochi grassi, ma di tipo polinsaturo che sono importanti per l’aroma e per la nostra nutrizione; buone quantità di proteine (rispetto agli altri vegetali) con apporto di taluni aminoacidi essenziali carenti nei cerali, piccole quantità di zuccheri; interessanti quantità di vitamine del gruppo B e tra queste di vitamina B12; buona presenza di taluni minerali (soprattutto fosforo e potassio) mentre gli altri minerali (Ca, Fe, Cu, etc.) sono presenti in modesta quantità.

I funghi prataioli sono, come tutti i vegetali, una buona fonte di sostanze “non nutrienti” : fibra e “phytochemicals” (composti organici di origine vegetale) che svolgono un ruolo importante nella nostra alimentazione quotidiana anche per gli effetti protettivi e di biomodulazione che svolgono a livello del tubo digerente. Il valore alimentare del fungo champignon o prataiolo è tutt’altro che limitato come si potrebbe dedurre dalla composizione ove l’acqua rappresenta il 90% grazie al contenuto

Campagna finanziata con il contributo dell’Unione Europea, di Italia, Francia, Spagna e Belgio.

in proteine, vitamine, fibra e altri composti organici anche se è arduo pensare di utilizzarli in sostituzione di carne, formaggi, uova o legumi. Un’alimentazione variata e ricca di sapori genuini nella quale anche i funghi, ed in particolare il prataiolo, hanno contribuito a rendere completo il potere nutrizionale e ad arricchirlo di una caratteristica che oggi viene indicata con il termine di “funzionale”. Vengono chiamati funzionali quegli alimenti che per il fatto di contenere alcune componenti (microrganismi, sostanze non digeribili, etc.) sono dotati di potenziali effetti metabolici e modulatori di attività fisiologiche al di la di quanto osservato per gli altri alimenti. In altre parole queste componenti pur non avendo valore nutrizionale sono in grado di esplicare effetti benefici sulla salute (sulla risposta immunitaria, sulla resistenza alle infezioni, sulla colesterolemia, etc.).

Chi può dubitare che anche i funghi con le loro sostanze non nutrienti, fibra e phytochemicals, non contribuiscano alla “funzionalità” della dieta mediterranea? E’ bene ricordare quanto giovamento ha tratto fino ad oggi l’umanità da alcuni funghi microscopici: gli antibiotici (penicillina), la lievitazione e le diverse fermentazioni (alcolica, lattica, etc.), per citare solo gli esempi più importanti.

Di fronte al panorama di alimenti funzionali che l’industria alimentare ci propone mediante il sapiente uso delle più moderne tecnologie alimentari,perché non ringraziare la natura che mediante la biodiversità dei frutti della terra, funghi inclusi, ci offre gratuitamente tanta funzionalità per il nostro benessere psico-fisico! Con i funghi prataioli o champignon si possono preparare numerose pietanze, tutte gustose; richiedono solo una accurata rimozione delle incrostazioni terrose dal gambo del fungo ed un lavaggio con acqua corrente seguito da un risciacquo.

Bisogna maneggiarli con delicatezza per non disperdere il profumo caratteristico del fungo champignon che, intero o tagliato in pezzi – a seconda delle dimensioni, è così pronto per le più diverse preparazioni gastronomiche. Se si preferiscono crudi: appetitose insalate con fettine sottili di funghi, piccole scaglie di parmigiano-reggiano, gherigli di noci e magari l’aggiunta di qualche goccia di aceto balsamico di Modena. Se cotti, si è più sicuri sull’igiene e si migliora il sapore e la consistenza: dalla croccante frittura – dopo averli coperti con un sottile velo di farina – alla classica “trifolatura” ovvero rosolatura in olio extra vergine d’oliva (insaporito con uno spicchio d’aglio) seguita dall’aspersione con prezzemolo tritato.

Carlo Cannella – Profilo

E’ Professore ordinario di Scienza dell’Alimentazione nella Ia Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università “La Sapienza” di Roma ove è Direttore dell’Istituto di Scienza dell’Alimentazione e della Scuola di Specializzazione in Scienza dell’Alimentazione; Presidente del Corso di Laurea delle Professioni Sanitarie Tecniche di “Dietista” nella sede sussidiata dell’Azienda Ospedaliera S.Camillo-Forlanini. Cannella, 63 anni, è socio ordinario della Società Italiana di Biochimica dal 1970 e della Società Italiana di Nutrizione Umana dal 1986; in quest’ultima ha ricoperto la carica di Segretario generale nel triennio Campagna finanziata con il contributo dell’Unione Europea, di Italia, Francia, Spagna e Belgio.

1991-93; dal 1998 è socio onorario della Unione Italiana contro l’Obesità (oggi SIO: Società Italiana dell’Obesità). Dal 1995 è membro dell’Accademia Romana di Scienze Mediche e Biologiche. Dal 1998 fa parte di un gruppo di esperti del MURST per la selezione e la verifica dei progetti di ricerca nel settore Agroalimentare. Nel 2001 viene designato dal MURST nella Commissione di esperti per la selezione dei progetti di ricerca di interesse strategico nel settore delle Agrobiotecnologie. La sua presenza in Rai è ormai storica. Da anni collabora con Quark, curando la rubrica dell’alimentazione, e con Luciano Onder per il TG2 Salute.

Tabella di composizione del fungo prataiolo (gen. Agaricus) da Composizione degli alimenti, aggiornamento 2000, INRAN, Roma

-Parte edibile g 95
acqua “ 90,4
proteine “ 3,7 *
lipidi “ 0,2
carboidrati “ 0,8
fibra “ 2,3
energia kcal 20
colesterolo mg 0
sodio “ 5
potassio “ 320
ferro “ 0,8
calcio “ 6
fosforo “ 100
vit.B1 – tiamina “ 0,09
vit.B2 – riboflavina “ 0,13
vit. PP – niacina “ 4,00
vit. C “ 3
vit. B12 μg 32-65 §
vit. A (ret. equiv.) “ 0

* circa il 60% dell’azoto è presente come azoto non proteico § Encyclopaedia of Food Science, Food Technology and Nutrition, Ed. by R. Macrae, R.K. Robinson, M.J. Sadler; 1993, pag. 3177, Academic Press, USA

Informazioni media Champignon d’Europa Ufficio stampa italiano Elena Gambaro Campagna finanziata con il contributo dell’Unione Europea, di Italia, Francia, Spagna e Belgio Tel. 02 97069825 – 3494330142 e.mail: info@aretecomunicazione.it www.infochampi.com

In svezia funghi gm come filtri per il terriccio di serra

In svezia funghi gm come filtri per il terriccio di serra

Uppsala – Ricercatori del dipartimento di Scienze Naturali dell’Università di Uppsala (Svezia) hanno recentemente illustrato un progetto per la creazione di un biofiltro naturale per il terriccio e l’aria, da utilizzarsi in serra. Il fungo “purificatore” si ottiene a partire da un fungo molto comune, il Leucopaxillus macrocephalus, geneticamente modificato con gameti di una pianta altrettanto diffusa nei boschi svedesi, la Sedum villosum.
Secondo quanto riportato nel bollettino interno dell’ateneo, “lo studio condotto dal professor Larsen è un decisivo passo avanti nella risposta biotecnologica ad esigenze concrete. Il fungo gm è frutto di una implantologia d’avanguardia tra due piante ecocompatibili ed ecoomogenee, che ha permesso di unire la spugna del cappello della prima e la lanugine che ricopre la seconda. Il fungo è stato sperimentato per la purificazione del terriccio e dell’atmosfera di una piccola serra, nella quale vengono innestate rarissime orchidee, che richiedono standard di purezza del fondo e dell’aria difficilmente replicabili in vitro. Se il grande Linneo ne fosse venuto a conoscenza – ha concluso – ne sarebbe stato entusiasta”.

Fonte: Biotec.com (23/03/2004)